Sabato 27 Aprile 2024

Brescia, due infermieri hanno detto no ai "farmaci letali" del primario

L'ospedale di Montichiari

Ci sono due infermieri che, secondo quanto ricostruito finora dagli inquirenti, hanno detto no alle richieste di Carlo Mosca, il primario dell’ospedale di Montichiari che avrebbe ucciso due pazienti Covid iniettandogli farmaci «fuori dal protocollo» per alleggerire la pressione sul pronto soccorso. Scrive il giudice di Brescia che ne ha firmato l’arresto che «proprio la conoscenza e il meccanismo di azione e delle condizioni di impiego del Midarine», utilizzato per bloccare i muscoli prima dell’intubazione che qui però non ci sarebbe stata, «avevano letteralmente sconvolto l’infermiere tanto da indurlo a rifiutare di darvi corso (come scritto negli esposti del 23 aprile e del primo maggio) e analoga condotta era tenuta pure dall’infermiere, verosimilmente la notte tra il 22 e il 23 marzo». Anche un medico di turno quella notte al Pronto Soccorso, preso d’assalto dai malati di coronavirus in una delle province più martoriate, «non somministrava il cocktail di farmaci prescritti per le vie brevi da Mosca». Stando al racconto del'infermiere che poi lo ha denunciato, il medico 47enne lo avrebbe chiamato al telefono ordinandogli la somministrazione del farmaco che, secondo le sue conoscenze, «paralizzava i muscoli respiratori e gli altri muscoli scheletrici, senza effetti sullo stato di coscienza la cui dispensazione avrebbe provocato la morte per soffocamento, in assenza di intubazione», una procedura che nel pomeriggio «era stata esclusa per le condizioni critiche del paziente». E «del resto», commenta il magistrato in un altro passaggio dell’ordinanza, «come risulta dalle dichiarazioni dei sanitari in servizio nell’unità di emergenza, durante la prima ondata della pandemia la tragica scarsità delle risorse a disposizione - in termini di posti letto, macchinari per la rianimazione, caschi, maschere e bombole a ossigeno - imponevano drammaticamente di "centellinare" anche e soprattutto le procedure di rianimazione». La mattina del 23 marzo, dopo la morte di un paziente, uno dei due infermieri scatta una foto che poi consegna a chi indaga che immortala la presenza di due fiale di Midarine nel cestino dei rifiuti speciali. I due infermieri si confrontano in una chat Whathsapp sull'uso «spregiudicato» di farmaci da parte di Mosca. «Volevo chiederti se a te Mosca ha mai chiesto di fare del Midarin ai pazienti che stanno morendo in Pronto Soccorso». «Scusami, ma qua non so cosa pensare perchè ad alcuni è sembrata normale questa cosa tanto che me lo hanno raccontato. Comunque me l’aveva chiesto al telefono quando avevamo fatto la notte insieme». Dalla conversazione, chiosa il giudice, «emerge il tono di sincero sconcerto, incredulità, sdegno, frammisti a preoccupazione per le possibili conseguenze di una denuncia dell’accaduto». Il fatto che Mosca non abbia sanzionato, in quanto loro superiore, gli infermieri riluttanti a eseguire gli ordini, dimostrerebbe la sua consapevolezza di comportarsi fuori dalle regole.

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