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Moderna, verso un vaccino contro le varianti

Monoclonali italiani contro 3 tipi. Veneto, confermata brasiliana

Mentre diventa sempre più forte la preoccupazione legata alle mutazioni del virus SarsCov2, ed anche in Italia si stanno registrando delle varianti finora mai incontrate, le aziende farmaceutiche premono l’acceleratore sui programmi di ricerca per contrastare tale minaccia e oggi Moderna ha annunciato di essere impegnata a lavorare incessantemente per rendere disponibili dei vaccini contro le varianti più rilevanti. Non solo. Presto potrebbero anche arrivare dei farmaci con anticorpi monoclonali efficaci rispetto alle mutazioni e frutto della ricerca italiana. «La Commissione europea sta dialogando con noi su come prepararci al 2022, anche per far fronte a potenziali varianti», ha annunciato Stéphane Bancel, CEO di Moderna, dalla quale la stessa Commissione Ue acquisterà 150 milioni di dosi aggiuntive di vaccino.

Le segnalazioni

Ma nonostante l’impegno delle aziende, il tempo gioca a sfavore poiché le varianti si stanno diffondendo rapidamente, anche in Italia. Così, la variante brasiliana - sino ad oggi meno presente nel nostro Paese rispetto a quella Uk - è stata riscontrata nel padovano, tra quelle sequenziate in Veneto, ha riferito il presidente regionale Luca Zaia precisando comunque che si tratta di singoli campioni e non cluster. E se la quota di diffusione della variante Uk in Germania è passata in due settimane dal 6% al 22%, la mutazione isolata a Napoli registra finora un centinaio di casi nel mondo, ma è la prima volta che viene individuata in Italia. Ulteriori segnalazioni si susseguono: «Sembra che ci sia una variante delle varianti, nel senso che pare che la variante inglese sia ulteriormente mutata, tanto che stiamo parlando di variante scozzese in un paio di comuni della provincia di Varese», ha annunciato anche Guido Bertolaso, consulente del governatore della Regione Lombardia. A fronte di tale situazione, i vaccini, opportunamente rimodulati, potrebbero rappresentare la prima arma, ma molte speranze sono anche riposte nei farmaci a base di anticorpi monoclonali sviluppati in laboratorio a partire da anticorpi di convalescenti. Proprio dalla ricerca italiana potrebbero presto arrivare i primi monoclonali "anti-varianti".

La ricerca

«Le mutazioni hanno messo in crisi molti degli anticorpi monoclonali sviluppati fino ad ora. I nostri per fortuna appartengono ad anticorpi monoclonali di seconda generazione che riescono a neutralizzare anche le tre principali varianti, inglese, sudafricana e brasiliana», ha affermato Rino Rappuoli, coordinatore della ricerca sugli anticorpi monoclonali di Toscana Life Sciences. Questi farmaci, «stanno per entrare in fase clinica di sviluppo, la prossima settimana o la successiva e aspettiamo siano pronti prima dell’estate», ha annunciato. I monoclonali frutto della ricerca condotta in Italia, ha inoltre chiarito, «si differenziano dagli altri perché sono più potenti. Questo significa che dei nostri ne servono molti meno e quindi sono meno costosi». In attesa di nuovi vaccini e farmaci, la massima prudenza è consigliata dagli esperti, a partire dal microbiologo Andrea Crisanti. «Se non si adottano misure di contenimento, se rimaniamo tutte zone gialle, con zone bianche - afferma - possiamo arrivare a 30-40mila casi al giorno verso metà marzo. Bisogna anticipare, altrimenti poi c'è un prezzo da pagare». Le zone rosse «funzionano, però è chiaro che se abbiamo focolai con variante brasiliana o sudafricana non basta: bisogna proprio chiudere - avverte - essendo severissimi" Una notizia positiva, intanto, è che l’Italia fa parte del "Vaccelerate", il network di sedici Paesi Ue e cinque non Ue per i test clinici sui vaccini anti-Covid. Vaccelerate è stato lanciato oggi come parte del piano contro le varianti della Commissione europea per garantire una rete di siti di sperimentazione di vaccini subito disponibili in tutta Europa. (ANSA).

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