Venerdì 22 Novembre 2024

Allarme varianti coronavirus, si allarga la zona arancione

Il Covid torna ad essere aggressivo e il colore delle regioni cambia nuovamente. Ma è la diffusione delle varianti la grande incognita che pesa sul monitoraggio settimanale dell’epidemia in tutto il Paese. Da domenica prossima, il quadro completo delle Regioni non prevede nessuna fascia rossa, ma Umbria e Provincia di Bolzano hanno già predisposto zone rosse a livello regionale. In fascia arancione: Abruzzo, Liguria, Provincia autonoma di Bolzano, Provincia autonoma di Trento, Toscana, Umbria, Campania, Emilia Romagna e Molise. In fascia gialla: Basilicata, Calabria, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Lombardia, Marche, Piemonte, Puglia, Sardegna, Sicilia, Valle Aosta e Veneto. Nessuna regione in fascia bianca. Il ministro della Salute, Roberto Speranza, sulla base dei dati e delle indicazioni della Cabina di Regia, firmerà in giornata la nuova ordinanza che andrà in vigore a partire da domenica 21. Secondo il presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, Silvio Brusaferro in questa fase epidemica serve «grande prudenza, e un rafforzamento e intensificazione delle misure, anche con provvedimenti restrittivi mirati come stanno già facendo alcune Regioni». Gli fa eco il direttore generale della Prevenzione del ministero della Salute, Gianni Rezza: "Il quadro epidemiologico è in fase di transizione, abbiamo una sorta di stabilizzazione con una tendenza a un lieve incremento. Ma quello che preoccupa è che in alcune sub-aree regionali vediamo incrementi di incidenza, come se ci fossero diversi focolai all’interno delle Regioni. Questo probabilmente è in parte dovuto alle nuove varianti, che hanno una maggiore trasmissibilità».

Lombardia

La Lombardia resterà invece in fascia gialla, colore in cui si trova dall’inizio di febbraio. All’interno della regione, però, ci sono quattro eccezioni: dal 24 febbraio, infatti, a Bollate (MI), Castrezzato (BS), Mede (PV) e Viggiù (VA), a queste aree sono applicate le disposizioni previste nella fascia rossa. In questi Comuni, le attività scolastiche e didattiche di tutte le classi delle scuole primarie e secondarie si svolgono esclusivamente con modalità a distanza. La sospensione riguarda anche asili nidi e scuole materne. Il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, conferma che la Lombardia resterà in zona gialla. «Siamo intervenuti con limitazioni localizzate - spiega il presidente della Regione Attilio Fontana - per contenere meglio, tracciare e isolare i piccoli focolai. Azioni mirate a mantenere la Lombardia il più possibile libera da restrizioni. Serve massima attenzione da parte di tutti. Serve che arrivino i vaccini».

Puglia

In giallo resta anche la Puglia, grazie a un decremento dei contagi da Covid che prosegue ormai da quattro settimane e a un tasso di occupazione dei posti letto negli ospedali sotto la soglia di rischio, sia per le terapie intensive che per gli altri reparti Covid. Preoccupa la diffusione della variante inglese e anche il movimento di gente che potrebbe crearsi nel week-end, complice anche il bel tempo e il rialzo delle temperature, che nello scorso fine settimana si erano mantenute molto basse e avevano scoraggiato passeggiate e spostamenti. Già oggi, invece, l’assaggio di primavera ha portato molta gente fuori. A Bari, per esempio, molti bar stanno anticipando l’ora dell’aperitivo, visto che la chiusura resta imposta alle 18. I dati sui contagi, del resto, sono relativamente confortanti, considerato che a fronte di 9.141 test sono stati riscontrati 874 casi positivi, quasi la metà dei quali in provincia di Bari. Significa che i contagi sono oggi al 4,6% mentre fino a tre settimane fa erano al 6,2%. Anche i ricoveri sono sotto la soglia d’allerta: 27% di occupazione nelle terapie intensive (la soglia è il 30%) e 36% i reparti medici (pneumologie, infettivi e medicine, in cui la soglia è al 40%). Stando ai calcoli effettuati, in Puglia l’Rt (il fattore di replicazione del virus) è tra 0,97 e 1,04, quindi sotto la soglia dell’1 che ha portato altre regioni in zona arancione. Si attende ora che il presidente della Regione, Michele Emiliano, firmi la nuova ordinanza sulla scuola, per disciplinare la didattica, considerato che quella attualmente in vigore scade domani.

Toscana

La curva epidemiologica della Toscana ha iniziato salire nell’ultima settimana di gennaio, con un 20% di aumento rispetto alla precedente, poi i contagi a febbraio sono aumentati del 15% ogni 7 giorni. Una crescita contenuta ma costante, probabilmente connessa a una sempre maggiore presenza delle varianti, inglese e brasiliana, sul territorio regionale. Secondo l’ultimo studio del laboratorio Microbiologia e virologia del Policlinico universitario di Careggi, infatti, un tampone su tre analizzato presenta un legame con la variante inglese. Le province più colpite dalle mutazioni del virus sono quelle dell’area sud-est: Arezzo, Siena e Grosseto. L’ultimo accertamento della variante a Monteroni d’Arbia, nell’alto Senese: tra i 13 studenti positivi, uno di questi è stato colpito dalla variante brasiliana. A Monteriggioni e San Quirico d’Orcia sono esplosi nuovi focolai di contagio ma ancora non sono state rilevate mutazioni del virus. Settimana scorsa, sempre nella stessa zona, erano stati scoperti dei casi di variante inglese tra le 100 persone contagiate a Colle Vald’Elsa. Tra i Comuni più colpiti dall’arrivo delle varianti c'è anche Chiusi, nel basso Senese, a due passi dal confine umbro, dove sono stati riscontrati 14 casi di variante inglese e brasiliana durante lo screening della popolazione con 'Territori sicurì. Controlli serrati anche nella zona della Valtiberina: a Sansepolcro, nell’Aretino sono state individuate la variante brasiliana e inglese tra i 28 casi di contagio e sono state chiuse tutte le scuole. A Monterchi c'è un caso di inglese tra le 13 persone positive. Nella provincia di Grosseto invece, riporta l’Ausl sud-est, al momento tra le persone ricoverate all’ospedale provinciale ci sono 5 casi di variante inglese, un numero probabilmente da aggiornare al rialzo perchè nei laboratori ci sono ancora vari tampono sospetti da esaminare. Saturnia, frazione del Comune Manciano, blocca l’attività didattica fino a uno screening chiarificatore dopo che è emerso un collegamento con un’altra località con casi positivi a scuola. L’amministrazione regionale è preoccupata in vista della prossima settimana: se la curva epidemiologica dovesse continuare a salire, l’ipotesi di un ritorno in zona rossa, su tutto il territorio o solo a macchie, inizierebbe a diventare probabile. E’ la stessa Ars Toscana a suggerirlo nel suo report settimanale data la crescente circolazione delle varianti del Covid-19: «Intervenire chirurgicamente e tempestivamente, aldilà dell’indice Rt e della fascia di colore, mediante l’introduzione di aree rosse anche molto limitate, decisione non facile a causa dei forti impatti economici e sociali, è la via più efficace per bloccare questi focolai ad altissima incidenza».

Piemonte

Nella "pattuglia" delle casacche gialle troviamo anche il Piemonte che «resta zona gialla, abbiamo appena ricevuto la validazione dei dati del Report settimanale del Ministero della Salute». Ha spiegato il presidente della Regione, Alberto Cirio, a margine dell’avvio della vaccinazione per il personale scolastico presso l’ospedale San Giovanni Bosco di Torino. Ma anche altri indosseranno per i prossimi 7 giorni la stessa maglia. «La prossima settimana le Marche saranno in zona gialla. Raccomando sempre la massima attenzione e il rispetto delle regole anti-contagio», scrive su Facebook il presidente della Regione Marche, Francesco Acquaroli, che dal primo pomeriggio è riunito, insieme all’assessore alla sanità, Filippo Saltamartini, con i sindaci della provincia di Ancona. L’Rt relativo alla scorsa settimana era, per le Marche, 0.91: terzo calo consecutivo dalla settimana dal 25 al 31 gennaio, ma preoccupa la situazione di alcuni comuni della provincia di Ancona alle prese con la variante inglese.

Valle d'Aosta

Quanto ai colori, sfuma al fotofinish, alla luce dei dati il sogno della Val d’Aosta di diventare la prima regione in zona bianca, il quarto livello introdotto dal Dpcm di gennaio che consentirebbe una serie di riaperture, a partire dai ristoranti aperti a cena e, nel caso della piccola regione alpina, dallo sci amatoriale. Per tornare a respirare un’aria di normalità (ferme restando ovviamente mascherine e distanziamento) servono tre settimane di fila con incidenza sotto i 50 casi per centomila abitanti e rischio basso. La Val d’Aosta per due settimane ha soddisfatto questi parametri, manca il risultato nell’ultima settimana, con un’incidenza salita a 50,39 (era 41,59 sette giorni fa e soprattutto una classificazione complessiva del rischio che da bassa sale a moderata. Anche l’Rt, peraltro, aumenta da 0,77 a 0,92, con l’intervallo maggiore di confidenza addirittura sopra 1 (1,18). Tutti elementi che lasceranno la Val d’Aosta in fascia gialla.

Campania

Per la Campania, che rientra in fascia arancione il governatore Vincenzo De Luca spiega: «In questa situazione era inevitabile tornare in zona arancione e, se non stiamo attenti, in zona rossa. Le immagini viste in Campania e in tutta Italia fanno venire i brividi - aggiunge - c'è un rilassamento totale. Le domeniche mattina con migliaia di ragazzi sui lungomare delle città, in gran parte senza mascherine, controlli serali in pratica inesistenti, qualche grande città della Campania abbandonata a se stessa. Questo significa bloccare di nuovo le attività dei ristoranti e dei bar - sottolinea De Luca - si fa solo l’asporto, si stringono di nuovo i freni e continuiamo ad andare avanti così. Un autentico calvario».

Emilia Romagna

Anche l’Emilia Romagna torna arancione dopo tre settimane in giallo. Nessuna sorpresa tra gli amministratori locali, primo fra tutti il governatore Stefano Bonaccini che già nei giorni scorsi, dati alla mano, (l'indice Rt supera l’1) aveva anticipato la possibilità di un cambio di colore. Guardando all’intero Paese da presidente della Conferenza delle Regioni, Bonaccini si è attivato con i ministri Gelmini e Speranza invitando il governo Draghi a riflettere sulla possibilità di un cambio di regole nella lotta alla pandemia: restrizioni di «qualche settimana» e «omogenee» su tutto il territorio nazionale (non un lockdown totale) per rallentare la corsa del virus. Preso atto che, probabilmente, il sistema a fasce di colorazione «dimostra qualche fragilità».  

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