I difensori di Luca Palamara hanno depositato stamane il ricorso in Cassazione contro la decisione, adottata in ottobre, della disciplinare del Csm di destituire dall’ordine giudiziario l’ex presidente dell’Anm a seguito di quanto emerso dagli atti dell’inchiesta di Perugia. Sono infatti le sezioni unite civili della Suprema Corte l’organo davanti al quale impugnare le sentenze disciplinari.
Il ricorso di Palamara, difeso dagli avvocati Roberto Rampioni e Benedetto Marzocchi Buratti, contiene 8 motivi di impugnazione: tra questi, riferiscono fonti della difesa, quelli riguardanti il rigetto della ricusazione di Davigo, all’epoca componente del collegio disciplinare, il provvedimento con cui è stata decretata l’utilizzabilità delle intercettazioni captate con il Trojan, e l’ordinanza con cui il "tribunale delle toghe" ha respinto l’istanza di ascoltare 130 testi avanzata da Palamara. Inoltre, si contesta la sanzione adottata e il cambiamento, nel corso del processo disciplinare, del calendario di udienza.
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