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Mafia, verifiche su Berlusconi dopo le parole di Graviano. Ghedini: "Diffamazioni"

Le nuove verifiche sono partite dopo che Giuseppe Graviano, capo del mandamento di Brancaccio di Palermo, ha parlato davanti alla corte di Assise di Reggio Calabria, nel cosiddetto processo alla «'Ndrangheta stragista» nel quale è stato condannato all’ergastolo

Giuseppe Graviano

Nuovi accertamenti della procura fiorentina per l’indagine che coinvolge Silvio Berlusconi e Marcello Dell’Utri, nell’ambito dell’inchiesta sulle stragi del 1993 a Firenze, Roma e Milano, aperta e chiusa più volte a partire dagli anni '90. E’ quanto riportano L’Espresso, Repubblica e Il Fatto. Le nuove verifiche sono partite dopo che Giuseppe Graviano, capo del mandamento di Brancaccio di Palermo, ha parlato davanti alla corte di Assise di Reggio Calabria, nel cosiddetto processo alla «'Ndrangheta stragista» nel quale è stato condannato all’ergastolo.

Parlando davanti ai giudici, Graviano ha accusato il leader di Forza Italia di aver fatto affari con suo nonno, che avrebbe consegnato a Berlusconi 20 miliardi di lire per investirli nel campo immobiliare. Dichiarazioni che avrebbero provocato un’accelerazione delle indagini. Scopo degli inquirenti, secondo quanto riportato sempre dai giornali, è proprio quello di indagare sui presunti rapporti economici che sarebbero intercorsi in passato tra la famiglia Graviano e il gruppo di Berlusconi.

L'inchiesta è adesso nelle mani dei procuratori aggiunti Luca Turco e Luca Tescaroli, che di recente si sarebbero recati in trasferta proprio a Palermo, per effettuare alcuni sopralluoghi su quanto dichiarato da Giuseppe Graviano in relazione ai soldi che sarebbero stati versati dalla sua famiglia a Berlusconi.

Nei mesi precedenti il loro viaggio a Palermo i pm fiorentini, riferiscono i giornali, avrebbero anche ascoltato in carcere Giuseppe Graviano, che avrebbe risposto a lungo alle loro domande, per chiedergli conto delle affermazioni fatte al processo di Reggio Calabria Interrogato negli stessi giorni in carcere anche Filippo Graviano, fratello di Giuseppe. Entrambi furono arrestati il 27 gennaio di 26 anni fa in un ristorante di Milano.

Ghedini: "I Graviano? Mai conosciuti"

A stretto giro arriva la nota dell'Avvocato Nicolò Ghedini, in relazione agli articoli di stampa che contengono prospettazioni da lui definite «diffamatorie, prive di fondamento e già smentite da sentenze» definitive e non. «Mai il presidente Berlusconi ha conosciuto o incontrato i fratelli Graviano né mai vi sono stati direttamente o indirettamente rapporti economici con costoro o con soggetti a loro collegati».

Ghedini sottolinea che la corte di assise di Reggio Calabria davanti alla quale Giuseppe Graviano ha reso dichiarazioni che sarebbero alla base dei nuovi accertamenti della procura di Firenze «ha con chiarezza ribadito che non vi è prova alcuna delle sconclusionate affermazioni dello stesso in relazione agli incontri e al denaro che sarebbe stato consegnato negli anni '70 al Presidente Berlusconi».

«I flussi di denaro in Fininvest - spiega anche - sono stati oggetto di plurimi accertamenti giudiziari conclusisi definitivamente con le incontrovertibili dichiarazioni del dott. Giuffrida della Banca d’Italia, consulente della Procura di Palermo, che ha escluso qualsiasi flusso illecito». E sentenze definitive hanno «cristallizzato" che «Berlusconi, la sua famiglia e le sue società sono state oggetto di molteplici gravissime minacce e ad alcuni attentati proprio da parte della mafia». Per Ghedini «appare conclamata la volontà di Graviano di far sì che le sue esternazioni siano rese pubbliche per fini, oltre a quello chiarissimo di ottenere un trattamento penitenziario migliore, che dovrà essere la magistratura a chiarire».

«L'unico documento certo sarebbe costituito dalla lettera del Graviano del 2013 all’allora ministro Lorenzin in cui prospettava che fin dal 1994 gli inquirenti gli avrebbero proposto straordinari vantaggi processuali se avesse, a suo dire, falsamente accusato" Berlusconi: «In merito - osserva - non risulta indagine alcuna. Stupisce comunque che notizie di atti di indagine e parte del loro contenuto ed addirittura dei movimenti e delle trasferte dei magistrati, ancora una volta in palese divieto di legge, vengano resi noti a mezzo stampa e di ciò sarà investita l'autorità giudiziaria competente». «Di certo - conclude - sarebbe interessante conoscere che ne pensa il dott. Palamara di quanto sta accadendo guarda caso proprio a pochi giorni dal rientro al Governo» di Fi e Berlusconi.

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