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Coronavirus, 9 studenti su 10 rischiano la Dad. La Floridia: "Ma no ad abusi dei governatori"

Nove studenti italiani su 10, il 90,1% degli 8,5 milioni di alunni iscritti nelle scuole statali e paritarie, nei prossimi giorni rischiano di finire in didattica a distanza, per via del nuovo Dpcm. Si tratterebbe di 7,6 milioni di ragazzi che resterebbero a casa in virtù del nuovo provvedimento che prevede scuole chiuse nelle zone rosse e possibilità per i governatori di chiuderle nelle aree con più di 250 contagi settimanali ogni 100 mila abitanti.

Da domani, invece, gli studenti in dad sono quasi 6 milioni: 5,7, per la precisione, vale a dire due su tre. E’ quanto afferma Tuttoscuola, che ha effettuato delle proiezioni sui dati della Fondazione Gimbe e che ipotizza un «lockdown formativo» quasi totale. «Veneto, Piemonte, Lazio e Friuli VG potrebbero essere le prossime Regioni a chiudere completamente le scuole, a causa dell’elevato indice di contagi», scrive Tuttoscuola, secondo cui, complessivamente, in breve tempo 17 regioni su 20 potrebbero essere costrette ad analoghi provvedimenti: le uniche in presenza resterebbero Sicilia, Valle d’Aosta, e Sardegna (che essendo in zona bianca è l’unica che avrà tutti gli studenti in classe). E se nelle zone rosse le scuole di ogni ordine e grado devono restare chiuse, nella zona arancione valgono le regole della zona gialla, con le superiori in presenza dal 50 al 75 per cento, ma i governatori e i sindaci decidono spesso autonomamente. E chiudono.

Tanto che la sottosegretaria all’Istruzione, la messinese Barbara Floridia (M5S) ammonisce: «Il variare del virus ha spinto gli esperti a raccomandare la chiusura di tutte le scuole nelle zone rosse e, anche se a fatica, lo dobbiamo accettare ma non possiamo accettare che i presidenti di regione abusino della facoltà che gli viene data di chiudere le scuole anche in altre aree. Devono limitarsi a casi estremi». Domani saranno dunque 5,7 milioni gli studenti che seguiranno le lezioni da casa. Tra questi, ben 200 mila alunni con disabilità, i due terzi del totale, che hanno però la possibilità di stare a scuola, in collegamento on line con i compagni a casa. Una possibilità che una recente circolare aveva allargato anche ai figli dei cosiddetti key workers, i lavoratori 'essenzialì, ma oggi - dopo i dubbi sollevati da più parti - su questo aspetto si registra una frenata.

Secondo quanto si è appreso, infatti, la difficoltà di individuare con chiarezza chi rientra nella categoria di "key worker" rischierebbe di mettere alla prova le scuole in giorni "caldi" per la gestione delle nuova fase dell’emergenza, con i casi in aumento e con la preoccupazione legata alle varianti, ed anche di avere effetti discriminatori nei confronti degli studenti, generando possibili disparità di trattamento. Per questo - sempre da quanto si apprende - saranno necessari «ulteriori approfondimenti», anche alla luce delle richieste di chiarimento pervenute dalle Regioni. Resta invece la possibilità, come detto, di svolgere attività in presenza per i ragazzi con bisogni educativi speciali e con disabilità. L’ex ministra Lucia Azzolina non usa mezzi termini: «il Ministero dell’Istruzione - dice - ha fatto marcia indietro sui figli dei lavoratori essenziali. Probabilmente su pressione delle Regioni. Oggi è stata scritta e mandata alle scuole una nota in cui si specifica che i figli dei lavoratori essenziali non potranno frequentare le lezioni in presenza, come invece previsto inizialmente. Lo considero un errore». Tornando alle proiezioni di Tuttoscuola, se effettivamente saranno 7 milioni e 668mila gli alunni di scuole statali e paritarie costretti nei prossimi giorni a seguire le lezioni a distanza, si tratterebbe di una chiusura di massa che non si verificava dal lockdown del 2020. Riguarderebbe, in particolare, 3 milioni e 500 mila bambini della scuola dell’infanzia e primaria, un milione e 500mila alunni delle medie e 2 milioni e 600mila studenti delle superiori, tutti impegnati nella dad. Viceversa, seguirebbero le attività didattiche a scuola solo 838.712 alunni.

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