Hanno diritto a un buono pasto ad ogni turno di lavoro eccedente le sei ore, indipendentemente dall’orario svolto: vittoria per le infermiere e gli infermieri dell’ospedale "Papardo" di Messina che in Cassazione - con un verdetto che ha valore per tutto il comparto di lavoro - hanno visto respingere la tesi dell’azienda ospedaliera per cui avrebbero dovuto «provvedere alla consumazione del pasto prima di iniziare il turno pomeridiano ed il turno notturno» . Insomma dovevano mangiare a casa senza reclamare nulla, anche dopo undici ore di lavoro che è la durata del turno notturno. Con il verdetto 5547 della Sezione lavoro, in particolare, gli 'ermellinì hanno condiviso quanto stabilito dalla Corte di Appello di Messina con la sentenza del dicembre 2018 nella quale si affermava che «il diritto alla mensa» deve essere "identificato con il diritto alla pausa» e dunque «il diritto alla mensa deve riconoscersi a tutti i dipendenti che effettuavano un orario di lavoro giornaliero eccedente le sei ore». Nel caso del ricorso pilota che ha azionato la battaglia per il buono pasto, sostenuta dal Nursind di Messina, il sindacato delle professioni infermieristiche, la rivendicazione ineriva i turni di lavoro dalle 13 alle 20, e quello notturno dalle 20 alle 7 del mattino. A combattere la battaglia in prima persona è stato Paolo Quartaronello, sindacalista e responsabile del Dipartimento delle Medicine presso l’ospedale 'Papardò. L’avvio della vertenza risale al giugno 2011 e l’azienda ospedaliera ha perso in tutti i gradi di giudizio con condanna al risarcimento del danno in quanto l’infermiere promotore della causa aveva "provveduto a proprie spese al pasto», come del resto i suoi colleghi.