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L'Italia supera i 100 mila morti, terapie intensive oltre la soglia in 11 regioni

L’Italia supera i 100mila morti dall’inizio della pandemia e si colora sempre più di rosso a causa delle varianti del virus che spingono verso l’alto la curva dei contagi e riportano in sofferenza gli ospedali, con le terapie intensive di 11 regioni già sopra la soglia critica del 30%. Chiusure e restrizioni decise dai governatori che potrebbero anticipare un nuovo intervento del governo a livello nazionale già entro la fine della settimana: le ipotesi vanno dall’anticipo del coprifuoco fino ad una stretta sul modello adottato a Natale, mentre c'è tensione all’interno della stessa maggioranza sulla misura più drastica, il lockdown generale.

A poco più di un anno dalla morte di Adriano Trevisan, il 78enne di Vò Euganeo che sarà ricordato per sempre come la prima vittima del Covid nel nostro paese, l’Italia supera dunque una soglia simbolica e inimmaginabile fino a 12 mesi fa: i morti per il virus il doppio di quelli di Aids, 34 volte quelli del terremoto dell’Irpinia, 50 volte quelli del Vajont, 300 volte quelli de l’Aquila. Le 318 vittime nelle ultime 24 ore portano infatti il totale a 100.103 e non è affatto finita visto che i ricoveri nelle terapie intensive e nei reparti ospedalieri salgono inesorabilmente (2.700 sono ora i pazienti in rianimazione, 34 più di ieri, e 21.831 quelli nei reparti ordinari, con un incremento di ben 687) e ci sono altri 13.902 positivi, 7mila meno di ieri ma con 90mila tamponi in meno, tanto che il tasso di positività resta stabile al 7,5%.

In una situazione simile, con «ogni vita che conta» come dice il premier Mario Draghi, mantenere le misure restrittive e anzi rafforzarle è l’unica strada possibile. «Le prossime ore non saranno facili dobbiamo provare a piegare la curva e richiamare tutti alla massima attenzione», ribadisce il ministro della Salute Roberto Speranza al termine di una giornata in cui ha prima incontrato i tecnici con la collega Mariastella Gelmini e poi ha visto il presidente del Consiglio per informarlo sul nuovo piano vaccini. Nelle prossime ore potrebbe esserci una nuova cabina di regia, in vista del nuovo incontro di giovedì con le regioni, in cui si riaffronteranno i tre temi che sono stati al centro della riunione: distribuzione, logistica, somministrazione.

Nuove misure

Ma non è escluso che si possa parlare anche di nuove misure anche se al momento non c'è una decisione definitiva. Le ipotesi vanno dall’anticipo del coprifuoco fino ad una stretta sul modello adottato a Natale, mentre c'è tensione all’interno della stessa maggioranza sulla misura più drastica, il lockdown generale, che al momento però nessuno ha ipotizzato. Matteo Salvini esplicita la contrarietà della Lega: "Chiudere adesso senza vaccini non serve a niente e nessuno». Posizione sulla quale si schiera il governatore della Liguria Giovanni Toti, «totalmente e fortemente contrario all’ipotesi di una chiusura generalizzata». Realista invece il Cav, secondo il quale «la stagione dei sacrifici non è finita e i dati non ci consentono di abbassare la guardia». Per difendere la scuola è invece Italia Viva ad invocare il lockdown «tenerle chiuse e lasciare aperto il resto è inutile e sbagliato. Se devono chiudere allora è preferibile un lockdown generale e breve per poi cercare di riaprire tutto in sicurezza». Con il nuovo monitoraggio la maggior parte delle regioni finirà in fascia rossa e arancione (in giallo potrebbero rimanere solo Sardegna, Sicilia e forse Valle d’Aosta e Liguria) e dunque scatteranno le misure più restrittive, con la chiusura dei ristoranti anche a pranzo, in arancio, e dei negozi, in rosso. Fino a venerdì non dovrebbero dunque esserci nuovi interventi da parte del governo e si continuerà con le misure locali. Da oggi Frosinone è in zona rossa mentre lo saranno da mercoledì le province di Pesaro Urbino e Fermo, che si aggiungono a quelle di Ancona e Macerata e portano quasi tutte le Marche in rosso, e Viareggio. Il Piemonte attenderà invece venerdì. «Ci avviciniamo ai 250 casi ogni 100mila abitanti, il passaggio è molto probabile, un rischio piuttosto concreto» dice l'assessore alla Sanità Luigi Icardi. In Emilia Romagna, una delle regioni più in difficoltà, dopo l’intera Romagna, Modena e Bologna in rosso potrebbe finire anche le province di Ferrara e di Parma, mentre in Veneto per il momento non cambierà nulla anche se tre province - Padova, Treviso e Verona - sono in sofferenza. Come la Campania: per volontà del governatore Vincenzo De Luca la regione è già rossa, ma ha un rapporto positivi tamponi al 14,4. il doppio del valore nazionale.

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