Un secondo lotto di vaccini Astrazeneca è stato sospeso oggi in Campania, in seguito alla richiesta alle regioni dell’Istituto superiore di sanità di inviare campioni di fiale del siero anglosvedese (di lotti diversi da quello bloccato ieri) in modo da consentire analisi comparative. In Campania il lotto scelto per l’approfondimento è AV6096, quello da cui veniva il vaccino inoculato a Vincenzo Russo, il bidello deceduto ad Acerra tre giorni dopo la somministrazione, caso per il quale si attende l’autopsia sulla salma non essendo emerse finora connessioni tra la vaccinazione e il decesso.
Morto operatore scolastico nel Napoletano, domani i funerali
Lasciateci in pace ora, non vogliamo essere disturbati». Così il fratello di Vincenzo Russo, l’operatore scolastico di 58 anni di Afragola (Napoli), deceduto lo scorso mercoledì nella clinica Villa dei Fiori ad Acerra, tre giorni dopo la somministrazione della prima dose del vaccino anticovid Astrazeneca il cui lotto è stato sospeso. I funerali si terranno domani. L’uomo era stato portato nella clinica martedì dopo aver avuto alcuni malori, ma la sua situazione, secondo i sanitari che lo hanno avuto in cura, non destava particolari preoccupazioni. Oggi, secondo quanto si è appreso, è stato effettuato l’esame autoptico sulla salma del 58enne, posta sotto sequestro dalla Procura di Nola dopo che gli stessi familiari avevano presentato un esposto per chiedere che sia fatta luce e capire se esiste una correlazione tra la somministrazione della dose del vaccino Astrazeneca ed il decesso. L’intera cittadinanza di Afragola intanto si stringe al dolore dei familiari, così come il personale docente dell’istituto comprensivo "Viviani" di Casalnuovo, dove Vincenzo prestava servizio come operatore scolastico, e dove era benvoluto da tutti. Secondo quanto si è appreso, già domani la salma dovrebbe essere restituita ai familiari, ed i funerali si svolgeranno in forma privata nella chiesa Evangelica frequentata dalla famiglia Russo.
Oms: avanti con Astrazeneca. Le Regioni: ma servono le dosi
Stop agli allarmismi, il Piano va avanti anche con il vaccino di Oxford. Le rassicurazioni dell’Oms puntano a non rallentare la corsa alle somministrazioni, dopo i casi sospetti in Italia dovuti alla morte di persone che da poco si erano vaccinate con il siero di AstraZeneca. Del lotto con la sigla ABV2856 sequestrato dai Nas - che conteneva 560mila dosi - ne erano state già somministrate 250mila. Ma ora «non c'è alcun motivo» per smettere di usare quel tipo di vaccino, spiega l’Organizzazione Mondiale dela Sanità. Si prosegue «con rinnovata intensità,» come ha anche spiegato il premier Mario Draghi e in generale il quadro descritto dai territori indica che la macchina ora è pronta ad andare forte, ma non decolla perché il Paese non è stato inondato di vaccini così com'era auspicato. E si rischia persino di finire la benzina. «Siamo ora in grado di somministrare un numero di vaccini molto più alto rispetto a quello attuale: per questo è assolutamente necessaria una maggiore disponibilità di dosi», spiega il presidente della Conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini. E il Lazio è tra i primi a lanciare l’allarme: "abbiamo scorte solo per una settimana", dice l’assessore alla sanità Alessio D’Amato. Anche in Piemonte «con l’attivazione del nuovo Piano - che prevede dalla prossima settimana somministrazioni ad un’ampia platea di cittadini tra cui 70enni ed estremamente fragili - sarebbe auspicabile che venissero garantite più dosi». In Campania le Asl hanno una programmazione limitata fino a due o tre giorni, proprio perché basata sull'arrivo delle fiale, che è ancora basso e altalenante. In queste ore sono arrivate a Pratica di Mare, per essere distribuite in tutto il Paese, 295.200 dosi dello stesso siero anglo-svedese: un numero che appare ancora troppo esiguo. L’accelerazione però c'è stata e - annuncia il premier Mario Draghi durante la visita all’hub di Fiumicino - proseguirà e «ad oggi già si vedono i primi risultati». Solo nei primi undici giorni di marzo è stato somministrato quasi il 30% di tutte le vaccinazioni fatte fino all’inizio di questo mese: è il doppio della media dei due mesi precedenti. Il ritmo giornaliero attuale è di circa 170mila somministrazioni: l’obiettivo del Governo è triplicarlo presto. «Abbiamo già ricevuto 7,9 milioni di dosi, ma contiamo - commenta il Presidente del Consiglio- su una forte accelerazione nelle prossime settimane, anche a seguito della recente approvazione del vaccino Johnson & Johnson» che ha ottenuto il via libera dell’Aifa. Il Ministro della Salute, Roberto Speranza, ha anche spiegato che «in due giorni abbiamo somministrato circa 200 mila dosi ogni 24 ore». Nell’ultimo è stato persino registrato il picco, con oltre oltre 201mila inoculazioni. Ai 1.700 siti vaccinali si aggiungeranno presto parcheggi, aziende e palestre nei quali saranno coinvolti per questo anche medici del lavoro e dello sport. E la Consulta chiarisce che «i piani di vaccinazione, eventualmente affidati a presidi regionali, devono svolgersi secondo i criteri nazionali». Sul fronte farmaceutico il premier ha annunciato un primo importante passo appena fatto: «la conclusione del primo contratto tra un’azienda italiana e un’azienda titolare di un brevetto. Continueremo a sviluppare la capacità produttiva di vaccini in Italia», chiarisce. Dalla Lombardia al Veneto, passando per Lazio e Puglia, nei giorni scorsi era già stata tracciata una mappa di eventuali siti ed aziende che avrebbero potuto fornire il proprio contributo su questo aspetto. Restano sul tavolo delle Procure i fascicoli sulle morti sospette avvenute poco tempo dopo le somministrazioni. Lorenzo Wittum, amministratore delegato di AstraZeneca, è uno dei quattro indagati (gli altri sono sanitari) nell’inchiesta a Siracusa: un atto dovuto prima di eseguire l’autopsia fissata in queste ore. Dopo i casi emersi si tenta di scongiurare la psicosi e la stessa Aifa è stata costretta a mettere in guardia da una fake news che circola sui social, secondo cui ci sarebbero altri lotti 'incriminatì. «Non bisogna generare un allarme ingiustificato perchè per ora non è stato dimostrato alcun nesso di causalità», dice il direttore della Prevenzione Gianni Rezza, chiedendo all’azienda farmaceutica «massima trasparenza e collaborazione».