A poco più di un anno dal primo lockdown, tornano a chiudere le scuole italiane. Da oggi, 6,9 milioni di studenti seguiranno le lezioni in didattica a distanza. Praticamente - secondo un calcolo del portale Tuttoscuola - le lezioni da casa riguardano 8 studenti su 10. Un numero che potrebbe aumentare se nelle zone ancora in arancione si dovessero riscontrare più di 250 contagi settimanali ogni 100mila abitanti.
Ad oggi, le regioni in zona rossa, dove scatta automaticamente la chiusura delle scuole, sono 10: Lombardia, Piemonte, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Marche, Lazio, Campania, Molise e Puglia, più la Provincia Autonoma di Trento. Ma anche in alcune zone arancioni, come Abruzzo e Umbria, le scuole sono chiuse. Molte le proteste di studenti, genitori e insegnanti che si sono dati appuntamento in diverse piazze italiane. Ieri mattina il comitato "Priorità alla scuola" ha organizzato un sit-in in piazza Montecitorio per chiedere al governo «un impegno forte affinchè la scuola riapra al più presto» e di adottare «tutte le misure necessarie perchè resti aperta fino alla fine dell’anno». Per il comitato «la chiusura della scuola sta producendo danni gravissimi e a lungo termine, sia in termini di perdita di apprendimenti, che di equità sociale sia e, soprattutto, in termini di danni psicologici. Danni che peseranno sull'intero Paese negli anni a venire. I ragazzi e la scuola intera da oggi vanno di nuovo in apnea. E’ importante che sappiano che sarà per poco e che dopo si farà di tutto per permettere loro di finire l’anno scolastico dignitosamente. Oggi si chiude ma se quando si riaprirà non si controlleranno gli assembramenti senza mascherina dovremo tornare a chiudere. Chiediamo - conclude Priorità alla scuola - che il Governo dia seguito alle sue belle parole e dimostri con i fatti l’importanza dell’istruzione».
Tra le problematiche causate dalla dad c'è sicuramente l’impossibilità per alcuni studenti di accedere a Internet. Da un’analisi dell’Unione europea delle cooperative (Uecoop), sulla base dei dati Istat, una famiglia su 4 (25,3%) non dispone di un accesso Internet a banda larga in grado di supportare massicci flussi di dati e collegamenti audio e video. «Il divario digitale - sottolinea Uecoop - colpisce di più le regioni del Sud, dalla Sicilia alla Calabria, dalla Basilicata al Molise fino alla Puglia dove in media una casa su 3 non dispone di un collegamento online in grado di supportare grandi flussi di dati».
L’Unione delle cooperative spiega che «la didattica online nata dall’emergenza Covid è destinata a prendere sempre più spazio nella scuola post pandemia a favore di quelle fasce di studenti che per problemi diversi, dalla disabilità fisica alla difficoltà dei trasporti, non possono seguire lezioni in presenza. Per questo - sottolinea - è necessario aggiornare e potenziare al più presto la struttura digitale del Paese per garantire un migliore servizio a famiglie e imprese».
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