«I contratti che abbiamo sottoscritto sono chiari: avremo 4 mln di dosi entro fine marzo e poi ci sarà un’accelerazione significativa con 50 mln dosi nel secondo trimestre e 80 mln nel terzo trimestre. Dobbiamo continuare a fare il massimo di pressione possibile sulle aziende farmaceutiche perché rispettino questi impegni». Lo ha detto il ministro della Salute, Roberto Speranza, alla trasmissione Cartabianca su Rai3. «Anche se ci fosse qualche difficoltà questi numeri grandi ci consentono comunque di correre molto di più». E sullo Sputnik ha aggiunto: «Credo che noi abbiamo bisogno di tutti i vaccini purché siano efficaci e sicuri e a dirlo devono essere le agenzie regolatorie Ue e italiana. Quindi non dobbiamo avere pregiudizi perché non avrebbe senso. Se l’Ema dice che è sicuro a me va bene un vaccino sia che sia americano, europeo o russo».
La prossima settimana dovrebbero arrivare in Italia altri due milioni di dosi dei vaccini anti Covid e il governo è pronto a mettere in campo una valutazione settimanale dell’andamento della campagna di somministrazione nelle regioni, per intervenire in caso di gap tra i diversi territori e qualora non venissero rispettate le priorità indicate dal piano nazionale. «La campagna vaccinale continua dando priorità alle persone più vulnerabili», ribadisce Palazzo Chigi.
Completata la distribuzione in tutta Italia del milione di dosi del farmaco di Pfizer arrivato lunedì, i tecnici sono dunque già al lavoro per le consegne della settimana prossima quando, stando alle previsioni comunicate alle regioni, il quantitativo di vaccini disponibili dovrebbe essere superiore a quello degli ultimi sette giorni. L’Italia potrà contare molto probabilmente su un altro milione di dosi di Pfizer, circa 500mila di Moderna e tra le 300mila e le 500mila di Astrazeneca, che porterebbero il totale del primo trimestre a circa 13 milioni. L’Umbria, ad esempio, ha fatto sapere che dalle 19.500 dosi consegnate questa settimana si passerà a oltre 45mila, dunque più del doppio. Resta però l’incognita Astrazeneca: ad oggi mancano ancora 2,8 milioni di dosi rispetto ai 5,3 annunciati ed è probabile che l’azienda anglo svedese non manterrà gli impegni. «Avremo un problema con i quantitativi del vaccino Astrazeneca per tutto il mese di aprile», conferma l'assessore alla Salute della Regione Lazio Alessio D’Amato.
Se le consegne per i prossimi giorni verranno rispettate, ci sarà comunque un’accelerazione nelle somministrazioni. Ed è per questo che il governo monitorerà l’andamento nei singoli territori, sulla base delle priorità indicate nel piano vaccinale e dunque tenendo conto sia di quante somministrazioni vengono fatte rispetto alle dosi ricevute, con l’indicazione di mantenere un 15% di scorta per la seconda inoculazione, sia della percentuale di somministrazione a ciascuna delle categorie prioritarie: over 80, fragili, disabili (il ministro Erika Stefani ha chiesto all’Inps di trasmettere al più presto al Commissario per l’emergenza gli elenchi aggiornati) caregiver, personale scolastico e forze di polizia. Stando ai dati ufficiali, ad oggi, le regioni hanno somministrato 8.112.882 dosi, che corrispondono all’81,9% del totale ricevuto (9.911.100). Ma nove - Basilicata, Calabria, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Lombardia, Sardegna, Toscana, Umbria e Veneto - sono sotto la media, con tre che superano di poco il 70%: la Sardegna è al 70,2%, la Liguria al 70,8% e la Calabria al 71,3%.
Il monitoraggio riguarderà anche le singole categorie prioritarie: la Toscana, ad esempio, ha somministrato l’81,1% delle dosi ricevute, ma solo il 28% degli over 80 immunizzati almeno con la prima dose. L’esecutivo è dunque pronto ad intervenire in quelle Regioni dove dovessero essere riscontrate difficoltà, con l’obiettivo, ribadiscono diverse fonti di governo, non di commissariare i territori quanto piuttosto di mantenere aperto un dialogo e una collaborazione costanti per far funzionare al meglio il sistema e centrare l’obiettivo di 500mila vaccinazioni al giorno, fissato per la settimana tra il 14 e il 20 aprile.
Si lavorerà dunque per incrementare la distribuzione, inviando militari e volontari per la logistica, come avverrà in Calabria dove sarà la Croce Rossa a gestire un hub vaccinale nel quartiere Gallina a Reggio Calabria; per aumentare le somministrazioni con la possibilità di utilizzare anche i team mobili e raggiungere i centri più isolati; per rafforzare il sistema di prenotazione attraverso la piattaforma di Poste, ad oggi attiva in Calabria, Sicilia, Abruzzo, Marche e Basilicata e probabilmente nei prossimi giorni anche in Lombardia. Su quest’ultimo aspetto, però, le Regioni fanno muro. "Squadra che vince non si cambia", liquida la questione D’Amato mentre il presidente della Liguria Giovanni Toti sottolinea che la piattaforma «ci era stata promessa per Natale. Molte regioni hanno cominciato con la loro, noi siamo tra queste e continueremo con la nostra». Il no arriva anche dalla Valle d’Aosta - «la piattaforma sta funzionando bene» sottolinea il presidente Erik Lavevaz - e dall’Emilia Romagna. «Il nostro sistema di prenotazione è efficace, capillare, strutturato e consolidato e sta rispondendo al meglio al tema della prenotazione. Non snobbiamo alcun tipo di proposta ulteriore - ribadisce l’assessore alla Sanità Raffaele Donini - ma ad oggi la situazione è assolutamente sotto controllo».
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