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Il Papa nella domenica delle Palme: "Un'altra Pasqua in pandemia, siamo provati"

"L'anno scorso eravamo più scioccati, quest'anno siamo più provati. E la crisi economica è diventata pesante"

Di fronte a Dio l'atteggiamento deve essere quello dello "stupore", non della "ammirazione". "Se la fede perde lo stupore diventa sorda" e non vede altra via che quella di "rifugiarsi nei legalismi e nei clericalismi, tutte cose che Gesù condanna".

Lo ha detto Papa Francesco nell'omelia della Messa della Domenica delle Palme. "Anche oggi tanti ammirano Gesù: ha parlato bene, ha amato e perdonato, il suo esempio ha cambiato la storia... Lo ammirano, ma la loro vita non cambia. Perché ammirare Gesù non basta.

Occorre seguirlo sulla sua via, lasciarsi mettere in discussione da Lui: passare dall'ammirazione allo stupore". "L'ammirazione può essere mondana, perché ricerca i propri gusti e le proprie attese; lo stupore, invece, rimane aperto all'altro, alla sua novità", ha aggiunto il Papa. "Chiediamo la grazia dello stupore. La vita cristiana, senza stupore, diventa grigiore". Se non c'è stupore forse "la nostra fede è stata logorata dall'abitudine", ha concluso il Papa.

Con la celebrazione della Domenica delle Palme, "siamo entrati nella Settimana Santa. Per la seconda volta la viviamo nel contesto della pandemia. L'anno scorso eravamo più scioccati, quest'anno siamo più provati. E la crisi economica è diventata pesante", ha detto il Papa all'Angelus aggiungendo: "In questa situazione storica e sociale, Dio cosa fa? Prende la croce", "si fa carico del male" soprattutto quello "spirituale, perché il Maligno approfitta delle crisi per seminare sfiducia, disperazione e zizzania. E noi? Che cosa dobbiamo fare?". Come Maria dobbiamo prendere la nostra "parte di sofferenza, di buio, di smarrimento". "E, lungo la via crucis quotidiana - ha aggiunto il Papa all'Angelus, recitato al termine della Messa dalla basilica vaticana -, incontriamo i volti di tanti fratelli e sorelle in difficoltà: non passiamo oltre, lasciamo che il cuore si muova a compassione e avviciniamoci. Sul momento, come il Cireneo, potremo pensare: 'Perché proprio io?'. Ma poi scopriremo il dono che, senza nostro merito, ci è toccato".

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