Una spy-story dai contorni tutti da chiarire. E una crisi diplomatica dagli sviluppi imprevedibili. Tutto nasce nella serata di ieri, quando i carabinieri del Ros - coordinati dalla procura di Roma e al termine di un’indagine che vede protagonista anche l’intelligence interna - fermano un ufficiale della Marina militare italiana e un ufficiale delle forze armate russe di stanza nel nostro Paese.
I due vengono sorpresi dai militari in un parcheggio della capitale nel bel mezzo di uno scambio clandestino: 5 mila euro in contanti, stipati in piccole scatole, pagati dal russo in cambio di documenti militari "classificati", fotografati dal pc e immagazzinati su una pen drive. L’italiano, Walter Biot, capitano di Fregata, lavora allo Stato maggiore della Difesa, in un ufficio da cui passerebbero carte riguardanti la Difesa nazionale ma anche documenti Nato: per lui scatta l’arresto (la convalida è attesa per domani), mentre la posizione del russo resta al vaglio in relazione al suo status diplomatico.
La procura contesta al militare italiano i reati di procacciamento di notizie concernenti la sicurezza dello Stato, spionaggio politico-militare e spionaggio di notizie di cui è stata vietata la divulgazione. E anche la procura militare di Roma apre un fascicolo di indagine. Appresa la notizia, il segretario generale del ministero degli Esteri, Elisabetta Belloni, su istruzioni del ministro Luigi Di Maio, convoca l’ambasciatore della Federazione russa presso la Repubblica italiana, Sergey Razov. La Farnesina trasmette a Razov «la ferma protesta del governo italiano» e gli notifica «l'immediata espulsione dei due funzionari russi coinvolti in questa gravissima vicenda» (il secondo è il «diretto superiore» del protagonista dello scambio).
L'ambasciatore esprime «rammarico in merito alla decisione» - fa sapere la missione diplomatica della Federazione russa in Italia - e spera che l’incidente «non influenzi le relazioni russo-italiane». «Auspichiamo che i buoni rapporti tra Italia e Russia continuino» nonostante i fatti accaduti a Roma, conferma il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov. «Esprimiamo il nostro rammarico per l’espulsione da Roma di due dipendenti dell’ambasciata», comunica il ministero degli Esteri di Mosca, «chiariremo le circostanze di questa decisione. Annunceremo i nostri possibili passi in relazione a questa azione che non corrisponde al livello delle nostre relazioni bilaterali». Mentre il vicepresidente della commissione per gli Affari internazionali della Duma, Alexei Cepa, annuncia: «Saremo costretti a rispondere in modo analogo. Ci sarà una risposta simmetrica». Di Maio però ribadisce: la cessione di documentazione classificata «è un atto ostile di estrema gravità». Per questo «abbiamo preso immediatamente i provvedimenti necessari».
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