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Militare italiano spia della Russia, la moglie: "Era disperato per i soldi"

Sui fatti indagano due Procure, intanto oggi è in programma l'udienza di convalida e Walter Biot fornirà la sua versione dei fatti

Una storia di spie da manuale dei tempi della Guerra Fredda, senza tante diavolerie informatiche, semplicemente informazioni segrete in cambio di soldi. È l'ultimo eclatante episodio di spionaggio messo in atto dal Cremlino in un Paese europeo, che rischia in questo caso di inasprire le relazioni tra Italia e Russia, quando Roma ha fin qui sempre sostenuto la linea del dialogo con Mosca anche di fronte a quei consessi internazionali che invece vorrebbero isolare Vladimir Putin.

La trama della spy story è delle più classiche: un ufficiale della Marina italiana, il capitano di fregata Walter Biot, è stato fermato martedì sera mentre consegnava documenti classificati relativi alle telecomunicazioni militari, sensibili per la sicurezza nazionale e della Nato, a un funzionario dell'addetto militare dell'ambasciata russa a Roma.

Dopo lunghi pedinamenti da parte del controspionaggio italiano, i due sono stati fermati, al buio di un parcheggio della capitale, mentre l'uno consegnava una pen drive e l'altro 5.000 euro divisi in piccole scatole. Arrestato con l'accusa di spionaggio politico e militare, il capitano di fregata Biot rischia una condanna da 20 anni all'ergastolo.

Una classica storia di spie, dunque, quella scoperta dagli agenti dell’Aisi, che hanno il compito di individuare e contrastare all’interno del territorio nazionale questo tipo di attività volte a danneggiare gli interessi nazionali. E gli addetti delle ambasciate sono soggetti tradizionalmente "attenzionati". Che la Russia sia particolarmente attiva in questo ambito non è peraltro una novità.

Oggi è in programma l’udienza di convalida e l’ufficiale fornirà la sua versione dei fatti. Il modus operandi del capitano di fregata, secondo le prime ricostruzioni, era quello di fotografare documenti militari classificati di Italia e Nato - in particolare sui sistemi di telecomunicazione - dal monitor del computer per poi scaricarli sulla pen drive oggetto ieri dello scambio con l’agente russo e che ora è all’esame degli inquirenti. I cinquemila euro gli sono stati consegnati in piccole scatole. Quello di ieri non sarebbe stato il primo incontro tra l’italiano ed il russo, che erano da tempo attentamente monitorati dagli uomini dell’Aisi.

In almeno un altro caso i due si sarebbe accordati ed incontrati per un altro scambio di documenti in cambio di 4.000 euro. Il doppio gioco del militare italiano sembra al momento attribuibile a motivazioni economiche e non ideologiche. C'è chi parla di seri problemi, anche familiari, che negli ultimi anni lo tormentavano. Tra i colleghi che lo conoscono c'è comunque sconcerto e incredulità.

Choc le dichiarazioni che la moglie, Claudia Carbonara, ha reso al Corriere della Sera spiegando che il marito "Ai russi ha dato il minimo che poteva dare. Niente di così compromettente. Perché non è uno stupido, un irresponsabile. Solo che era disperato. Disperato per il futuro nostro e dei figli. E così ha fatto questa cosa...".

Pur non essendo un libero professionista o un imprenditore ma uno stipendiato, a circa 3000 euro al mese, allo Stato maggiore della Difesa. "Sì tremila euro - ha detto la moglie - ma non bastavano più per mandare avanti una famiglia con 4 figli 4 cani, la casa di Pomezia ancora tutta da pagare, 268 mila euro di mutuo, 1.200 al mese".

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