Il vaccino AstraZeneca «non è stato vietato, non è controindicato neanche nei più giovani. Si sottoscrive un consenso informato, e se un 40enne o un 50enne lo vuole fare lo può fare, ovviamente c'è una anamnesi. Non c'è nulla che vieti». Così il presidente dell’Agenzia italiana del Farmaco (Aifa), Giorgio Palù a "Mezz'ora in più" di Lucia Annunziata su Rai3. Quella dai 60 in su è «un suggerimento per una età preferenziale» spiega Palù, e «l'approccio non è né più né meno che quello cautelativo sulla base dei dati che via via si producono». Dai 60 ai 70 la vaccinazione è al 12%, lo stesso tra 70 e 80, mentre per over 80 è del 75%. In queste fasce di popolazione, dai 60 in su, spiega Palù, ci sono i soggetti più esposti al rischio Covid. «Sappiamo che bambini e adolescenti si infettano raramente, dimostrano pochi sintomi, addirittura trasmettono poco e non muoiono, mentre il 65% di mortalità è sugli 80enni. Quindi al di sotto dei 50 anni il rischio è sotto dell’1% di morire, poi nelle decadi più giovani è ancora meno, 0,01%, mentre dai 60 in su comincia a essere del 3% per salire alla decade 70-80 intorno al 12% fino al 19% di rischio morte negli ultraottantenni», dice il presidente dell’Aifa. Sugli over 60 per il vaccino AstrZeneca, l’Italia, ricorda Palù, è in linea con la Germania e la Spagna. «I francesi hanno adeguato le loro indicazioni dagli over 55, olandesi e paesi nordici hanno bloccato in attesa di ulteriori dati come il Canada e la Corea del Sud». Palù ha inoltre sottolineato il fatto che gli studi sono in continuo progresso e «quando si vaccinano milioni di persone» si acquisiscono via via nuovi dati. (ANSA).
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