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Draghi al summit coi leader mondiali: "Italia bella e fragile, battaglia per clima"

«L'Italia è un Paese bellissimo, ma molto fragile. La battaglia per il cambiamento climatico è una battaglia per la nostra storia e per il nostro paesaggio». Mario Draghi lo dice nel pomeriggio al summit virtuale sul clima dei leader mondiali, voluto da Joe Biden. Ma dall’Italia, il suo ministro alla Transizione ecologica, Roberto Cingolani, avverte: "Potremmo fare di più per essere verdi, ma dopo la pandemia alcune misure potrebbero essere letali». Draghi al summit parla in inglese, ma quello che dice è molto italiano. Prima di tutto ringrazia Biden per il suo «totale cambio» di politica sull'ambiente. Poi spiega che «ci dedicheremo alla sostenibilità e, allo stesso tempo, avremo un approccio multilaterale».

Sull'Accordo di Parigi il premier italiano ammette che «quello che abbiamo fatto è insufficiente. Dobbiamo invertire la rotta e farlo subito. Vogliamo agire ora, non avere rimpianti dopo». Per questo «dobbiamo cambiare il modo di lavorare e dobbiamo farlo rapidamente. Il Piano per la Ripresa dalla pandemia ci offre un’opportunità unica, quella di trasformare le nostre economie e realizzare un’economia più verde e inclusiva». Draghi ricorda che «in Europa abbiamo lanciato un piano da 750 miliardi di euro, chiamato Next Generation Ue. Il 10% del piano europeo, circa 70 miliardi di euro, andrà in investimenti in infrastrutture green, economia circolare e mobilità sostenibile solo in Italia». Quest’anno il nostro paese avrà la presidenza del G20, e a luglio ospiterà a Milano due eventi preparatori della Cop26 di Glasgow, la conferenza annuale dell’Onu sul clima: la Pre-Cop26 e l’evento Youth4Climate, dedicato ai giovani. Al G20, dice Draghi, «la presidenza italiana ha proposto di organizzare una riunione ministeriale sul clima e l’energia». Ma oggi, nella Giornata mondiale della Terra, si è fatto sentire anche il ministro della Transizione ecologica, il tecnico Roberto Cingolani, in un’intervista a SkyTg24.

E quello che ha detto non è proprio quello che gli ambientalisti volevano sentire: «Nel post Covid, con la società in ginocchio e in grande difficoltà a partire dalla nostra, potremmo fare molto di più per essere verdi, ma alcune misure rischiano di essere definitivamente letali per le fasce sociali che hanno sofferto moltissimo». Il ministro pensa probabilmente a quello che è successo in Francia: l’aumento delle tasse sui carburanti fossili, voluto da Macron per favorire il passaggio all’auto elettrica, ha causato la rivolta dei gilet gialli. «La sostenibilità va conquistata con passaggi successivi, ragionevoli e in alcuni casi anche reversibili - ha aggiunto Cingolani -. Dobbiamo essere prudenti nelle misure che possono caricare troppo sulle categorie più colpite dalla crisi. Se l’economia si rimetterà in moto, allora potremo investire di più ed essere anche più drastici». Poi il ministro è tornato sul suo chiodo fisso, la burocrazia lenta che impedisce di fare le opere: «Se la burocrazia non ci permette di realizzare i progetti, la transizione ecologica ce la scordiamo».

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