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Sottomarino scomparso in Indonesia, ossigeno solo per 72 ore. E' corsa contro il tempo

E’ corsa contro il tempo in Indonesia per ritrovare il sottomarino scomparso ieri a circa 100 chilometri dalla costa di Bali con 53 persone a bordo e ossigeno soltanto per altre 72 ore. La Marina indonesiana ha mobilitato sei navi da guerra, un elicottero e 400 persone. Singapore e Malaysia hanno inviato le loro navi, mentre Usa, Australia, Francia e Germania hanno offerto aiuto. Il mezzo, un KRI Nanggala 402 di fabbricazione tedesca, era impegnato in un’esercitazione che prevedeva il lancio di siluri quando, alle 3 del mattino ora locale, ha chiesto l’autorizzazione a immergersi in acque profonde. Ieri è stato rilevato un possibile segnale della presenza del sottomarino, che potrebbe trovarsi a una profondità di 700 metri, una fuoriuscita di petrolio nell’area dove si è immerso. «Le riserve di ossigeno del sottomarino in caso di blackout durano 72 ore», ha detto ai giornalisti il capo di stato maggiore della marina indonesiana, Yudo Margono. «C'è tempo fino a sabato intorno alle 3:00 del mattino. Speriamo di riuscire a trovarli prima di allora». Esperti di difesa hanno avvertito del rischio che il sottomarino si possa essere frantumato in mille pezzi se fosse affondato ad una profondità di 700 metri.

Il KRI Nanggala 402 da 1.395 tonnellate è stato costruito nel 1978 dalla società di costruzioni navali Howaldtswerke-Deutsche Werft (Hdw) ed è entrato a far parte della Marina indonesiana nel 1981, secondo quanto reso noto dal ministero della Difesa, ed è uno dei cinque sottomarini di costruzione tedesca e sud coreana che compongono la flotta di Giacarta.

Il mezzo ha subito una revisione di due anni in Corea del Sud, che è stata completata nel 2012 nell’ambito di un programma di aggiornamento dei mezzi militari in dotazione all’Indonesia. E’ la prima volta che l’Indonesia perde uno dei suoi sottomarini, ha riferito alla Bbc un portavoce della Marina, ma incidenti simili sono accaduti in più occasioni. Uno dei più gravi fu quello del K-141 Kursk, il sottomarino nucleare russo impegnato in un’esercitazione militare nel mare di Barents e affondato il 12 agosto 2000 a seguito dell’esplosione di due dei siluri con i quali era equipaggiato. Tra i 118 membri dell’equipaggio non ci fu nessun sopravvissuto. Molti morirono subito, altri sopravvissero qualche giorno mentre i tentativi russi di soccorso andavano a vuoto. Quando finalmente una nave norvegese riuscì ad agganciare il sottomarino era troppo tardi. Furono invece 70 le vittime dell’incidente a un sottomarino cinese del tipo Ming nel 2003 nel corso di un’esercitazione nel mar Giallo. Forse per un guasto meccanico, forse per un errore umano, i 70 membri dell’equipaggio morirono per soffocamento. Nel 2017 un sottomarino militare argentino scomparve nell’Atlantico meridionale con 44 uomini a bordo. Il relitto del mezzo, imploso, venne ritrovato un anno dopo e anche in questo caso non ci fu nessun superstite.

 

 

 

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