Ridotte allo stremo da un anno di paralisi, intere categorie e milioni di italiani - dai ristoratori al popolo delle partite Iva, dagli operatori del turismo a quelli dello spettacolo - chiedono si individuino formule che consentano sbocchi lavorativi. Né sperequazioni - sì ai ristoranti all'aperto, niente locali al chiuso -, né poco comprensibili limitazioni, come il coprifuoco alle 22 e non alle 23, per di più se la misura dovesse estendersi fino a luglio. Ciò mentre i mezzi di trasporto viaggiano stracolmi e nei supermercati è difficile scorgere il rispetto delle misure di sicurezza.
Il Governo rassicura che effettuerà “tagliandi” settimanali e rimodulerà le decisioni periodicamente sulla scorta dei dati che derivano dalla curva epidemica: contagi, decessi, posti occupati nelle Terapie intensive, incremento delle vaccinazioni. La posizione prudenziale non è peregrina al cospetto di circa 400 decessi al giorno, reparti ospedalieri in molte regioni occupati oltre il livello di guardia, una campagna di immunizzazione di massa che ancora non decolla. Ma è venuto il momento - al netto di strumentalizzazioni politiche - di trovare una quinta percorribile, un punto di equilibrio tra le esigenze di sopravvivenza economica e le strategie per governare l'emergenza sanitaria.
Siamo di fronte a due “diritti” - quello alla sopravvivenza e l'altro di difesa della salute - e non si può consentire la “tirannìa” di uno sull'altro. Come insegna Gaetano Silvestri, ex presidente della Consulta e giurista di conclamato prestigio, non può esistere un “diritto tiranno”. La ricerca dell'equilibrio deve approdare a bilanciamenti, sia in ambito economico-sociale, attraverso provvedimenti che tendano all'equità e alla ragionevolezza, sia in ambito istituzionale e su questo fronte i “Padri” hanno previsti contrappesi e separazioni.
Dunque, prudenza, buon senso, ma concessioni su cui accendere i riflettori dei controlli. La “piazza” ha già mandato i suoi segnali, la sofferenza di troppi rischia di trasformarsi in uno tsunami di rabbia che non possiamo consentirci. E la gente, comunque, deve pur campare. Si può concedere nel rispetto delle esigenze di tutela della salute.
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