Lunedì 18 Novembre 2024

Sequestrati in Puglia 65 mitra, 33 fucili, 99 pistole, mine anticarro e bombe

E’ forse «il più importante sequestro di armi mai effettuato nel Paese», commenta a caldo il procuratore di Lecce, Leonardo Leone de Castris, che non ama mai sbilanciarsi. E i numeri sembrano dargli ragione. L’arsenale da guerra è stato trovato in un nascondiglio di una masseria di Andria, nel nord Barese. E’ composto da 65 fucili mitragliatori d’assalto (Uzi, kalashnikov AK 47, M12, AR15), 33 fucili (tra cui carabine di precisione), 99 pistole, mine anticarro, bombe a mano, circa 300 detonatori e 10 silenziatori per pistole. Il sequestro è stato compiuto durante una perquisizione, disposta dalla Dda di Lecce, dagli uomini della Squadra Mobile della Questura di Bari. Le lunghe indagini, fatte da intercettazioni ambientali, telefoniche, pedinamenti e riprese fotografiche, erano state avviate dalle Procure di Trani e dalla Dda di Bari nell’ambito di un’inchiesta più ampia. Poiché è emerso un collegamento già all’attenzione dei magistrati salentini, gli atti sono stati inviati alla Dda di Lecce che oggi ha deciso di intervenire per sequestrare l’ingente arsenale da guerra. Sulle armi saranno avviate perizie per risalire alla provenienza, alla destinazione e all’effettiva titolarità. Durante la perquisizione è stato bloccato e portato in Questura, a Bari, l’imprenditore agricolo titolare della masseria. E’ un incensurato che quasi certamente custodiva le armi per conto di altre persone. L’arsenale è stato trovato in una botola murata e "sigillata" da un fabbro. Sopra si trovavano una cucina e un frigorifero, ma gli agenti sapevano dove cercare, forse perché avevano ricevuto un’imbeccata da qualcuno, o forse perché dalle intercettazioni in corso era emerso in luogo in cui era custodito l’arsenale. Il procuratore di Lecce parla di un «eccezionale quantitativo di armi ed esplosivi», rivolge un «sentito plauso» agli agenti della Squadra Mobile di Bari «per la grande professionalità dimostrata nella complessa indagine» e ringrazia le Procure di Bari e Trani per la «consueta collaborazione», ma non spiega né come si è arrivati a quel nascondiglio, né quale sia la competenza ad indagare dei magistrati salentini sul territorio barese. Si tratta dell’ennesima operazione clamorosa dei pm leccesi dopo l’arresto per corruzione in atti giudiziari del gip del Tribunale di Bari, Giuseppe De Benedictis, che proprio oggi è stato interrogato a lungo in carcere. Qualcuno ipotizza che la nuova indagine sia nata da una costola del procedimento nei confronti dell’ex gip, ma dalla Procura di Lecce il riserbo è massimo.

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