Con una lettera di 4 pagine indirizzata alle massime autorità dello Stato, in testa il Presidente della Repubblica e il ministro della salute, Enzo Palladino, 52 anni, infermiere presso l’ospedale di Torrette di Ancona, spiega le motivazioni per le quali rifiuta il vaccino, dicendosi pronto a perdere lavoro e stipendio. «Non voglio che il mio corpo diventi oggetto di sperimentazione - ha scritto -: nutro forti dubbi sulla fretta con cui il farmaco è stato sperimentato e non neppure introdurre nelle mie vene organismi di dubbia origine senza la certezza che nel tempo non arrechino danno alla mia salute e non siano un pericolo per la mia stessa vita». Secondo il professionista, «se nei primi mesi della pandemia noi operatori sanitari eravamo eroi, addirittura angeli, oggi siamo ritenuti i responsabili della diffusione del coronavirus e il mio lavoro è diventato oggetto di ricatto». Nei mesi della pandemia, Palladino ha detto di aver «sempre rispettato tutte le misure volte a contrastare il pericolo di contagio, sia in ospedale che fuori: uscivo di casa per recarmi al lavoro oppure per fare la spesa una volta a settimana».
In una nota diffusa dall’Azienda Ospedali Riuniti di Ancona ha ricordato che «l'obbligo vaccinale per gli operatori sanitari discende da un atto avente forma di legge» e che il dipendente «ha già più volte posto in essere condotte non linea con il suo status di operatore sanitario nell’azienda stessa». Da quanto si è appreso, inoltre, l’infermiere avrebbe rifiutato di sottoporsi ad un tampone per l’accertamento dell’infezione «in occasione di un cluster sviluppatosi nel reparto in cui lo stesso lavora, presentando anche un ricorso all’autorità giudiziaria contro tale disposizione», perdendolo anche nel secondo grado. L’azienda ha reputato le affermazioni rese da Enzo Palladino «in contrasto con l’impianto normativo attuale e con lo status professionale che lo stesso riveste» e sta valutando «azioni da porre in essere nel rispetto della legge, del contratto di lavoro e della sicurezza delle cure».
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