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I dipendenti pubblici tornano in ufficio, salta quota 50% in smart working

Brunetta, in dl proroghe flessibilità con ok Cts. Nodo cartelle

Gli statali rientrano in ufficio, salta l’obbligo di far lavorare in smart working un dipendente pubblico su due: da maggio, seguendo il ritmo delle riaperture delle attività commerciali, anche la pubblica amministrazione potrà «tornare alla normalità» come dice il ministro Renato Brunetta. A riscrivere ancora una volta le regole del lavoro agile nel pubblico - cancellando la soglia minima del 50% in smart working - è un mini-decreto proroghe, approvato dal Consiglio dei ministri sul limite della scadenza del 30 aprile di misure che vanno dalla validità delle carte d’identità alle norme anti-Covid per alleggerire l’affollamento nelle carceri.

Il provvedimento arriva sul tavolo del Cdm con 11 articoli, ma fino all’ultimo si è valutato se inserire anche una norma-scudo sulle concessioni balneari, per evitare che i Tar - sulla base del conflitto fra misure nazionali ed europee - rischino di bloccare qualche riapertura alla vigilia della stagione estiva. Ma l’estate «sarà tranquilla», rassicura il ministro del Turismo Massimo Garavaglia. Le norme ci sono già e per il momento - dice - non serve altro, salvo buon fine dell’interlocuzione aperta sulle concessioni con Bruxelles. Altro nodo che non sarà sciolto con questo decreto quello delle cartelle esattoriali: dal 3 maggio, senza interventi, l'Agenzia della riscossione riprenderà le sue attività e sbloccherà oltre 35 milioni di cartelle ferme dall’inizio della pandemia. Un invio diluito in due anni, certo, come già previsto con il decreto Sostegni, ma che impatterà anche sulle attività che ancora stentano a riprendersi dalla crisi.

Per questo era tornata l’idea di una proroga che questa volta potrebbe però essere selettiva - solo per chi è più in difficoltà - e che a questo punto potrebbe arrivare come emendamento al decreto Sostegni all’esame del Senato o con il nuovo decreto Imprese. Questo "Sostegni bis" - che sfrutterà la gran parte dello scostamento da 40 miliardi - dovrebbe arrivare la prossima settimana, una volta risolti gli ultimi dubbi sul doppio meccanismo per i contributi a fondo perduto (su base del fatturato o dei costi fissi certificati dai bilanci). Intanto si registra un cambio di passo per la P.a.: finora gli uffici lavoravano per metà in presenza e per metà da casa (salvo le attività «non smartabili"). Da maggio, con il via libera del Comitato tecnico scientifico, si potrà tornare alla scrivania senza paletti fissati per legge. «Via tutte le rigidità, flessibilità» e «piena autonomia» saranno le parole d’ordine, come spiega Brunetta, assicurando che si farà «tesoro della sperimentazione indotta dalla pandemia e del prezioso lavoro svolto dalla ministra Dadone».

Così il regime semplificato resterà in vigore fino a che la cornice per il lavoro agile non sarà regolato dai contratti, e comunque non oltre il 2021. Ma oltre a cancellare la soglia minima del 50% prevista durante l’emergenza, il decreto smonta anche le regole a regime: dal 2022 con l’adozione dei Piani organizzativi per il lavoro agile - i cosiddetti Pola - infatti, non sarà più obbligatorio riprogrammare a casa il 60% delle attività che si possono svolgere da remoto, e anche il limite minimo previsto in caso di mancata adozione dei piani viene dimezzato - al 15% anziché al 30%. Nel pacchetto di proroghe entrano anche la durata dei documenti scaduti durante la pandemia - fino al 30 settembre - e i quiz per la patente. La teoria andrà sostenuta entro un anno dalla domanda per le nuove istante del 2021 ed entro fine anno per le domande avanzate nel corso del 2020. Ci sarà più tempo anche per chiudere i bilanci di camere di commercio ed enti locali, che non si vedranno nemmeno togliere le risorse non spese durante la pandemia del Fondo investimenti (i 18 mesi scatteranno solo a partire dal prossimo anno).

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