«Domani è Pasqua in Egitto, una festa di primavera dove i fiori sbocciano e tutto è pieno di colori, a differenza della vita estremamente monotona e incolore di nostro figlio. Questa è la quarta ricorrenza in famiglia di cui Patrick è stato privato, per non parlare dei compleanni e delle altre ricorrenze personali». E’ il messaggio della famiglia di Patrick Zaki, lo studente egiziano dell’Università di Bologna detenuto da oltre un anno al Cairo, alla vigilia della Pasqua ortodossa che si celebra domani.
«Quando andiamo a trovarlo prima di ogni festa cerchiamo di dargli la speranza che quando arriverà la festa sarà di nuovo con noi. Che questa sarà la sua ultima festa in prigione», continua il messaggio diffuso sulla pagina Facebook Free Patrick. «Siamo una famiglia di quattro persone», si legge nel testo, «abituata a passare le feste insieme, solo noi quattro, cosa che non è più successa da quando Patrick è in prigione perché noi tre non possiamo nemmeno immaginare di festeggiare mentre lui è assente».
«Sono passati 15 mesi e non siamo ancora in grado di elaborare tutto questo, in queste occasioni ci fermiamo e pensiamo: una cena di famiglia a Pasqua è una cosa così difficile da avere? Stiamo chiedendo troppo? Sappiamo che nostro figlio è una brava persona, non perché è nostro figlio, ma per le testimonianze di tutte le persone che lo conoscono o che lo hanno anche solo incontrato. Patrick non merita di stare in prigione», scrivono il padre, la madre e la sorella di Zaki. «Chiediamo alle autorità egiziane e a chiunque abbia la possibilità di fare qualcosa, per favore ridateci il nostro Patrick e lasciateci guarire da questa esperienza estenuante», conclude il messaggio. (AGI)
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