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L'Italia quasi tutta gialla. Le Regioni: cambiare l'Rt

L’Italia diventa sempre più gialla e in vista del tagliando alle misure anticovid previsto dal governo per la prossima settimana le Regioni chiedono di rivedere i parametri che determinano i cambi di colore, a partire dall’Rt, l’indice di diffusione del virus: «è poco affidabile e va superato». Il monitoraggio del ministero della Salute conferma il lento e costante miglioramento della situazione epidemiologica, con l'incidenza che scende a 127 casi ogni 100mila abitanti, anche se per la seconda settimana consecutiva l’Rt sale lievemente e a livello nazionale è ora a 0,89. Numeri che si riflettono sui colori delle regioni: il ministro della Salute Roberto Speranza ha firmato le nuove ordinanze in base alle quali da lunedì nessuna sarà più in zona rossa e in arancione rimarranno solo Sardegna, Sicilia e Valle d’Aosta, che era l’ultima dove erano in vigore le massime restrizioni. Bar, ristoranti, cinema e teatri rimarranno ancora chiusi e sarà possibile spostarsi solo all’interno del comune. Basilicata, Calabria e Puglia si aggiungono invece al resto d’Italia in zona gialla già da due settimane: si potrà tornare a cena fuori e ci si potrà spostare senza limitazioni.

«L'indice Rt è poco affidabile»

I dati fondamentali saranno però quelli della settimana prossima, quando si vedranno i primi effetti delle riaperture del 26 aprile, con il rischio concreto che l’Rt torni sopra l’1 in alcune regioni d’Italia. Per questo i presidenti chiedono che l'indice di trasmissibilità del virus non sia più tra i parametri che decidono il cambio di colore. «E' la prima cosa da superare, è poco affidabile. L’indice da tenere in considerazione è l’Rt ospedaliero, che fa capire se aumentano o diminuiscono le richieste di ospedalizzazione» dice il presidente della Conferenza delle Regioni Massimiliano Fedriga secondo il quale il rischio concreto è che, con una bassa incidenza, pochi contagi facciano schizzare in alto proprio l'Rt. Il Friuli, spiega, «ha avuto l’Rt più alto ad agosto 2020, abbiamo raggiunto il 3 perché siamo passati da 4 a 18 contagi. Ma una cosa è passare da 2000 a 4000, che significa una diffusione importante e una da 4 a 18, dove è evidente che il pericolo non esiste». Posizione condivisa dal suo predecessore Stefano Bonaccini, secondo il quale serve una «revisione": noi abbiamo un Rt che si sta avvicinando ad 1 però abbiamo il crollo dei ricoveri nei reparti covid e nelle terapie intensive». Anche Luca Zaia definisce «logico» rivedere i parametri puntando, invece, su «rt con sintomi e rt ospedaliero». Dello stesso parere la presidente dei senatori di Forza Italia Anna Maria Bernini: «In sei settimane in Italia i contagi da Covid si sono dimezzati, ed è sensibilmente scesa l’età dei contagiati. Questo significa che la vaccinazione delle categorie più fragili sta funzionando, come dimostra il calo dei ricoveri nei reparti ospedalieri e nelle terapie intensive. Ma significa anche l’indice di trasmissibilità Rt in aumento non può essere più considerato il parametro di riferimento per decidere il colore delle regioni. Il dato vero è la pressione sugli ospedali, che fortunatamente è ovunque in calo».

Possibili modifiche

Della questione si sta occupando il tavolo tra Regioni e Istituto superiore di Sanità ma è difficile che già la settimana prossima si arrivi a delle modifiche. Che, invece, ci saranno per quanto riguarda alcune misure contenute nel decreto. La prima è il coprifuoco, fonte di tensioni all’interno della maggioranza. Con la Lega che continua a chiederne il superamento e l’ala rigorista del governo che frena - supportata dagli esperti visto che anche oggi il direttore della prevenzione del ministero della Salute Gianni Rezza ha ribadito la necessità della «massima cautela» - è probabile che il "tutti a casa" venga posticipato alle 23 o alle 24. Una soluzione che non dispiace a Forza Italia e alle stesse Regioni, che chiederanno anche di anticipare la riapertura dei ristoranti al chiuso e dei parchi tematici. Ma il governo dovrà anche dare una prospettiva a quei settori per i quali non è stata indicata la possibile ripartenza, a partire da quello del wedding. Le linee guida sono già pronte - eventi all’aperto, distanziamento e mascherine - , manca la data.

Prime ipotesi

Il sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri ha ipotizzato che già dal 17 maggio si possa ripartire mentre Forza Italia punta al primo giugno. Di certo c'è che da sabato prossimo gli stranieri potranno prenotare le vacanze in Italia, come ha annunciato il presidente del Consiglio Mario Draghi: basta che avranno un certificato di vaccinazione effettuata o di avvenuta guarigione, o un tampone negativo effettuato nelle 48 ore precedenti all’ingresso. Significa la fine della quarantena, almeno per chi arriva dall’Ue. E dal G7 dei ministri della Salute Roberto Speranza conferma che è questa la linea che si sta percorrendo con i partner mondiali. «Possiamo lavorare insieme, da qui al vertice del G7 ad Oxford dell’inizio di giugno, al superamento della quarantena per i viaggi tra i nostri Paesi, mantenendo la misura del tampone prima della partenza e all’arrivo». (ANSA).

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