Sulla stagione del terrorismo in Italia «ci sono ancora ombre, spazi oscuri, complicità, non completamente chiarite": lo ha affermato il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in una lunga intervista a Repubblica in occasione del Giorno della memoria dedicato alle vittime del terrorismo e delle stragi. «La completa verità sugli anni di piombo è un’esigenza fondamentale per la Repubblica», ha sottolineato.
«Fu una guerra asimmetrica» e «vi furono, palesemente, posizioni inaccettabili di alcuni intellettuali dell’epoca che favorirono la diffusione del mito della 'Resistenza tradita', a somiglianza di D’Annunzio che contribuì ad aprire la strada al fascismo con lo slogan della Vittoria mutilata», ha detto il Capo dello Stato. Il terrorismo nero, invece, «è stato spesso strumento, più o meno consapevole, di trame oscure, che avevano l’obiettivo politico di rovesciare l’asse politico del Paese interrompendo il percorso democratico».
Ma «Il terrorismo non è riuscito a realizzare l’ambizione di rappresentare una cesura, uno spartiacque nella storia d’Italia». Negli Anni di Piombo, «è la statura della nostra democrazia, è la Repubblica ad avere prevalso contro l’eversione che aveva nel popolo il proprio nemico», dice il presidente.
Tuttavia, aggiunge, «L'esigenza di completa verità è molto sentita dai familiari. Ma è anche un’esigenza fondamentale per la Repubblica». «Sono stati anni molto sofferti, in cui la tenuta istituzionale e sociale del nostro Paese, è stata messa a dura prova. Oltre quattrocento le vittime in Italia, di cui circa centosessanta per stragi», sottolinea.
L’origine? «Certamente non dalla contestazione del '68», secondo il presidente della Repubblica, «al contrario. Le stagioni delle lotte sindacali, come quelle delle manifestazioni studentesche, sviluppatesi alla fine degli anni '60 del Novecento, hanno rappresentato forti stimoli allo sviluppo di modelli di vita ispirati a maggiore giustizia e coesione sociale».
«Il bersaglio era la giovane democrazia parlamentare, nata con la Costituzione repubblicana, per approdare a una dittatura, privando gli italiani delle libertà conquistate nella lotta di Liberazione. Esattamente il contrario di quanto proclamava il terrorismo rosso, quando parlava di Resistenza tradita». E il terrorismo nero, aggiunge Mattarella, «è stato spesso strumento, più o meno consapevole, di trame oscure, che avevano l’obiettivo politico di rovesciare l’asse politico del Paese interrompendo il percorso democratico».
Infine, ringrazia il Presidente Macron: «con la sua decisione ha confermato amicizia per l’Italia e manifestato rispetto per la nostra democrazia. Mi auguro che possa avvenire lo stesso per quanti si sono sottratti alla giustizia italiana e vivono la loro latitanza in altri paesi».
La notte di via Caetani e il ritrovamento del corpo di Aldo Moro
Una data impressa nella memoria. Ricorre oggi il 43esimo anniversario del ritrovamento del corpo senza vita di Aldo Moro. Era il 9 maggio 1978 quando il cadavere del leader della Democrazia Cristiana fu ritrovato nel bagagliaio di una Renault 4 rossa in Via Caetani a Roma, ucciso dalle Brigate Rosse con una scarica di proiettili nel petto dopo una prigionia lunga 55 giorni. Durante i 55 giorni in cui Aldo Moro restò ostaggio delle Brigate Rosse inviò delle "lettere dal carcere" nelle quali chiedeva di trattare con i sequestratori.
Il 6 maggio, tre giorni prima del ritrovamento del cadavere, un comunicato delle Brigate Rossa preannunciò il tragico epilogo del rapimento: "Concludiamo la battaglia eseguendo la sentenza a cui Moro è stato condannato". La famiglia Moro diffuse il seguente comunicato: "La famiglia desidera che sia pienamente rispettata dalle autorità dello Stato e di partito la precisa volontà di Aldo Moro. Ciò vuol dire: nessuna manifestazione pubblica o cerimonia o discorso; nessun lutto nazionale, né funerali di Stato o medaglie alla memoria. La famiglia si chiude nel silenzio e chiede silenzio. Sulla vita e sulla morte di Aldo Moro giudicherà la storia".
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