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IL COMMENTO | Tragedia di Mottarone, immolati sull'altare di un lucro criminale

Riflessioni sulla strage di Stresa. Non c’è pace né sviluppo se imprenditori e gestori di attività di qualsivoglia natura abdicano ai principi di responsabilità

Non c’è nessuna differenza tra chi disattiva i freni di una funivia perché l’impianto riparta dopo uno anno di stop, ricominciando a macinare utili, e i soldati delle mafie che preparano e distribuiscono eroina: gli uni e gli altri sanno - non possono non saperlo - che il rischio di mietere vittime è altissimo.

La differenza, casomai, sta nelle fedine penali: immacolate le prime, già sporche – prevalentemente – le seconde. Il parallelismo non è ardito sotto il profilo logico.

Manutentori e gestori della funivia del Mottarone hanno tentato una folle riffa: "Riavviamo le cabine, sperando non accada nulla”. E poiché non si riusciva a superare un problema tecnico lo hanno bypassato, disinnescando il sistema frenante. Lungi da loro immaginare che una fune avrebbe potuto cedere. La variabile fatale cui non dare peso in nome del lucro. E invece è proprio quello che è accaduto. Da qui una tragedia che ha mietuto 14 vittime, fatto precipitare nella disperazione decine di famiglie e prostrato un Paese che come nessun altro nel mondo occidentale registra drammi evitabili. Pronto sempre a stracciarsi le vesti, ma mai ad imparare la lezione che scaturisce da eventi funesti.

Ma che Italia è quella che in nome della ripartenza consente iniziative di questo tipo? È possibile non esistano reti di protezione al cospetto di un’irresponsabilità criminale che ha il guadagno come unico obiettivo? È lo stesso Paese che nulla ha tratto dopo aver pianto le 43 vittime del Ponte Morandi, altra tragedia conseguenza di scarsa o inesistente manutenzione. E vengono i brividi a immaginare quali e quanti attività stanno ripartendo dopo un lungo lockdown: a cosa siamo disposti a rinunciare in termini di sicurezza in nome dello svago e del rilancio di un’economia che ha in alcune delle sue architetture derive pericolose.

Non c’è pace né sviluppo se imprenditori e gestori di attività di qualsivoglia natura abdicano ai principi di responsabilità. Non c’è ripartenza economica che valga una vita. Drammi che accadono in una nazione dove è possibile rimuovere i freni, trasformando le esistenze in un macabro sorteggio.

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