Gli anticorpi prodotti dalle persone che hanno ricevuto entrambe le dosi del vaccino Pfizer/BioNTech tendono a essere oltre cinque volte meno efficaci contro la variante indiana B.1.617.2, chiamata ora "Delta" secondo la nuova nomenclatura introdotta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), rispetto a quanto lo siano contro la versione originale del virus SarsCoV2. Lo indica la ricerca condotta in Gran Bretagna, con il coordinamento di Istituto Francis Crick e pubblicata sulla rivista The Lancet. Coordinata da Emma Wall e David Bauer, entrambi dell’Istituto Francis Crick, la ricerca indica che il livello degli anticorpi diventa più basso all’aumentare dell’età e tende a ridursi nel tempo.
I ricercatori hanno misurato il livello degli anticorpi neutralizzanti e il loro effetto sulle principali varianti del virus SarsCoV2 in 250 individui di età compresa fra 33 a 52 anni, alcuni dei quali avevano ricevuto una dose del vaccino Pfizer-BioNTech e altri due. La ricerca è stata condotta nell’ambito dello studio britannico Legacy, partito in gennaio e condotto dall’University College di Londra e dall’Istituto Francis Crick con l’obiettivo di tracciare le risposte sierologiche alla vaccinazione contro la variante Delta, ormai diventata dominante in Gran Bretagna, dove ha rimpiazzato la variante inglese B.1.1.7 (Alfa). Per gli autori dello studio «è difficile valutare con precisione fino a che punto la riduzione degli anticorpi potrà avere un impatto sull'efficacia del vaccino», così come è difficile prevedere gli effetti sulla «gravità che la malattia potrebbe avere in una popolazione vaccinata».
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