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Tragedia a Nocera, si suicida promessa del calcio: "Vedevo l'odio della gente per gli immigrati"

In una lettera ha raccolto tutto il suo disagio, il suo rammarico, forse anche disgusto per quello che negli anni aveva visto e vissuto. Il razzismo, lo sguardo incurante, quando non sprezzante della gente, la distanza. E così ha detto basta. Si è suicidato. A 20 anni

In una lettera ha raccolto tutto il suo disagio, il suo rammarico, forse anche disgusto per quello che negli anni aveva visto e vissuto. Il razzismo, lo sguardo incurante, quando non sprezzante della gente, la distanza. E così ha detto basta. Si è suicidato. A 20 anni.

Seid Visin è stato trovato morto nella sua casa di Nocera. Era nato in Etiopia ed era stato adottato in Italia da piccolo, nel 2014 si è trasferito a Milano per giocare nelle giovanili del Milan e poi ha indossato anche la maglia del Benevento, per poi dedicarsi allo studio e dire "addio" al calcio professionistico, anche se recentemente era tornato ad indossare la maglia l’Atletico Vitalica, una squadra di calcio a cinque.

Ad annunciare la tragica notizia della sua morte sono stati i vertici della società: "Il presidente Nello Gaito, i componenti della società, lo staff tecnico e i calcettisti abbracciano la famiglia e dicono “ciao” al giovane talento. Il tuo sorriso, il tuo indiscusso talento, la tua naturale e straordinaria predisposizione a dare del "tu" alla palla restano impressi nella nostra mente. Nel cuore porteremo per sempre la tua discrezione e la reffrattareità a vedere il calcio come fonte di guadagno. Decubertiano nell'animo, hai fatto della partecipazione l'unica vera vittoria ricercata e la compagnia l'unico compenso di cui avevi bisogno. Oggi vai via, come sei arrivato: lasciandoci attoniti, senza parole. Sei e resterai nella storia di ciascuno di noi, perché eterni sono i legami di chi vuol bene senza chieder nulla in cambio. La bandiera dell'Atletico Vitalica oggi, più che mai, è ammainata. Lanciamo idealmente un pallone al cielo, se non torna indietro, sappiamo chi ce lo avrà nascosto ancora una volta. A-DIO Seid, talento enorme dal cuore fragile".

Seid ha lasciato a una lettera tutti i perché del suo addio. "Sono stato adottato da piccolo. Ricordo che tutti mi amavano. Ovunque fossi, ovunque andassi, tutti si rivolgevano a me con gioia, rispetto e curiosità. Adesso sembra che si sia capovolto tutto. Ovunque io vada, ovunque io sia, sento sulle mie spalle come un macigno il peso degli sguardi scettici, prevenuti, schifati e impauriti delle persone. Ero riuscito a trovare un lavoro che ho dovuto lasciare perché troppe persone, specie anziane, si rifiutavano di farsi servire da me e, come se non mi sentissi già a disagio, mi additavano anche come responsabile perché molti giovani italiani non trovassero lavoro. Dentro di me è cambiato qualcosa. Come se mi vergognassi di essere nero, come se avessi paura di essere scambiato per un immigrato, come se dovessi dimostrare alle persone, che non mi conoscevano, che ero come loro, che ero italiano, bianco. Non voglio elemosinare commiserazione o pena, ma solo ricordare a me stesso che il disagio e la sofferenza che sto vivendo io sono una goccia d’acqua in confronto all’oceano di sofferenza che sta vivendo chi preferisce morire anziché condurre un’esistenza nella miseria e nell’inferno. Quelle persone che rischiano la vita, e tanti l’hanno già persa, solo per annusare, per assaggiare il sapore di quella che noi chiamiamo semplicemente vita".

"La sua lettera andrebbe letta a scuola"

«La morte di Sied è una sconfitta atroce per tutta la nostra società. La sua lettera è uno schiaffo in faccia a chi alimenta stereotipi e pregiudizi da cui poi originano discriminazioni e istigazioni all’odio che minano le nostre società. Le parole contenute nella lettera di Sied andrebbero lette ovunque, in ogni scuola, perchè sono un monito gigantesco contro ogni discriminazione e far conoscere le sue parole è il modo per non rendere vana la sua morte terribile». Così in una nota il Senatore Francesco Verducci, vice Presidente Commissione anti odio e discriminazioni del Senato

 

 

 

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