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I resti di 215 bambini scoperti in una scuola cattolica in Canada. Il Papa: "Sconvolgente, fare luce"

Papa Francesco non tace sulla «sconvolgente scoperta» in Canada dei resti di 215 piccoli nativi in una fossa presso una scuola gestita dalla Chiesa cattolica nel British Columbia. Anzi, oltre ad esprimere "dolore" e "vicinanza", affronta la "scioccante notizia" chiedendo «collaborazione» tra le autorità politiche e religiose al fine di «fare luce» su quanto accaduto. «Seguo con dolore le notizie che giungono dal Canada circa la sconvolgente scoperta dei resti di 215 bambini, alunni della Kamloops Indian Residential School, nella provincia della Columbia Britannica», afferma il Pontefice all’Angelus.

«Mi unisco ai vescovi canadesi e a tutta la Chiesa cattolica in Canada nell’esprimere la mia vicinanza al popolo canadese, traumatizzato dalla scioccante notizia», prosegue. Secondo il Papa, «la triste scoperta, accresce ulteriormente la consapevolezza dei dolori e delle sofferenze del passato». "Le autorità politiche e religiose del Canada continuino a collaborare con determinazione per fare luce su quella triste vicenda e a impegnarsi umilmente in un cammino di riconciliazione e guarigione», è il suo appello. «Questi momenti difficili - prosegue Francesco -, rappresentano un forte richiamo per tutti noi, per allontanarci dal modello colonizzatore, e anche dalle colonizzazioni ideologiche di oggi, e camminare fianco a fianco nel dialogo, nel rispetto reciproco e nel riconoscimento dei diritti e dei valori culturali di tutte le figlie e i figli del Canada». "Affidiamo al Signore le anime di tutti i bambini deceduti nelle scuole residenziali del Canada e preghiamo per le famiglie e comunità autoctone canadesi affrante dal dolore. Preghiamo in silenzio», dice quindi ai fedeli di Piazza San Pietro.

Il terribile rinvenimento ha provocato un’ondata di sdegno in Canada e nel resto del mondo. La scuola era uno dei tanti collegi istituiti un secolo fa per accogliere ed educare i figli dei nativi e gestiti nella gran parte dei casi dalla Chiesa, che si occupò di Kamloops per conto del governo dal 1890 al 1969. Proprio ieri, il premier canadese Justin Trudeau, definendo la vicenda «un capitolo vergognoso» della storia del suo Paese, è tornato a rivolgersi con forza alla Chiesa cattolica chiedendo di fare chiarezza e di «assumersi le responsabilità» per decenni di abusi, perpetrati nei collegi in cui generazioni di bambini delle popolazioni indigene sono stati cresciuti con lo scopo di cancellarne le radici ed assimilarli alla cultura dominante. E se la Chiesa non collaborerà e non pubblicherà tutti i documenti in suo possesso, il governo di Ottawa è pronto a prendere «misure dure», comprese eventuali azioni legali, per ottenere le carte e le prove richieste dalle famiglie delle vittime, ha annunciato Trudeau. Sono circa 150.000 i bambini e adolescenti delle popolazioni native, fra cui Inuit e Metis, che furono iscritti nelle 139 scuole residenziali a loro dedicate. Sempre ieri, in Vaticano, il Papa si è confrontato con i due cardinali canadesi che operano negli organismi della Santa Sede, Michael Czerny e Marc Ouellet, e ha nominato nuovo nunzio apostolico a Ottawa mons. Ivan Jurkovic, finora osservatore all’Onu di Ginevra. E oggi la sua risposta, che non lascia prevedere tentennamenti nella volontà di fare assoluta chiarezza sugli abusi e i maltrattamenti nelle scuole gestite dalla Chiesa. In una dichiarazione del 31 maggio scorso, anche i vescovi canadesi avevano espresso il loro «profondo dolore», riaffermando il loro impegno verso le comunità aborigene del Paese.

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