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Eutanasia chiesta da un 43enne, il Tribunale di Ancona ordina a Asl verifica condizioni

Il leader dell'associazione Luca Coscioni (archivio)

Dopo 10 mesi dalla prima istanza all’azienda sanitaria marchigiana, un 43enne tetraplegico, che chiedeva il suicidio assistito, «dovrà essere finalmente sottoposto alla verifica delle sue condizioni che rendono non punibile l’aiuto al suicidio». Il provvedimento del Tribunale civile di Ancona arriva alla vigilia della presentazione a Roma (domani alle 10 in Sala Stampa della Camera) del Referendum eutanasia legale; e l’Associazione Luca Coscioni che ne dà notizia, e intende raccogliere 500mila firme tra luglio e settembre, definisce «storica» la decisione che «per la prima volta in Italia impone a una Asl di verificare le condizioni di un paziente per accedere al suicidio assistito in attuazione della sentenza sul caso Cappato-Dj Fabo della Corte costituzionale».

«Il Parlamento ignora i tempi di una persona malata che chiede di smettere di soffrire - attacca l’avv. Filomena Gallo, segretaria dell’Ass. Coscioni, legale del pool che assiste il 43enne con gli avvocati Massimo Clara, Angelo Calandrini e Cinzia Ammirati - il referendum è l’unica soluzione per unirsi alla battaglia di persone come Mario (nome di fantasia)». «Per tutta l’estate chiederemo agli italiani di unirsi alla battaglia di Mario, e di altre persone che vogliono poter scegliere come morire, ma son costretti o a impegnativi viaggi all’estero o terminare la vita in un dolore che non vogliono sopportare». "Una legge che regola la morte volontaria medicalmente assistita - ricorda - è attesa da anni ma è rimasta ferma alla Camera...». Intanto, però, ricorda il presidente della Commissione giustizia della Camera Mario Perantoni (M5s) «la prossima settimana nelle Commissioni riunite Giustizia e Affari sociali inizieremo a votare il testo base sul fine vita».

Il deputato si appella «ai gruppi parlamentari affinché si possa procedere con razionalità e concretezza per disciplinare il suicidio assistito secondo i principi espressi dalla Consulta"; «io credo che non si possa più lasciare che i tribunali colmino vuoti normativi sostituendosi al Parlamento, la politica deve prendersi le sue responsabilità per essere credibile». A innescare l’accelerazione, la vicenda di Mario, da dieci anni immobilizzato per un incidente stradale; nell’agosto 2020 aveva chiesto all’azienda sanitaria il suicidio assistito. Il ricorso seguito al diniego dell’Asl era stato 'respintò dal tribunale di Ancona ma il collegio ha 'ribaltato' il provvedimento: l’Asur (Azienda sanitaria unica regionale Marche), previa acquisizione del parere del Comitato etico, dovrà accertare se Mario «sia persona tenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale e affetta da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche o psicologiche che egli reputa intollerabili»; «se sia pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli; «se le modalità, la metodica e il farmaco (Tiopentone sodico nella quantità di 20 grammi) prescelti siano idonei a garantirgli la morte più rapida, indolore e dignitosa possibile (rispetto all’alternativa del rifiuto delle cure con sedazione profonda, e ad ogni altra soluzione in concreto praticabile, compresa la somministrazione di un farmaco diverso)».

In sostanza, chiosa l’Ass. Coscioni, «Mario ha il diritto di pretendere che si effettuino gli accertamenti disposti dalla Consulta con sentenza 242/19, affinché l’aiuto che gli sarà fornito non sia reato ai sensi dell’art. 580 del codice penale sul suicidio assistito». Da Dj Fabo a Trentin è mancata la politica, ribadisce ancora Gallo ricordando la sentenza della Corte costituzionale sul caso di Marco Cappato, tesoriere dell’associazione Coscioni, imputato per aver aiutato al suicidio Fabiano Antoniani, in arte DJ Fabo. (ANSA).

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