Un box-garage di un appartamento sequestrato, che sarebbe stato “regalato” ad un architetto, assunto dagli amministratori giudiziari che hanno gestito l’imponente sequestro di beni da 450 milioni di euro dell’impero economico del commerciante e imprenditore Sarino Bonaffini. È questo l’argomento dell’udienza preliminare celebrata ieri davanti al gup Fabio Pagana, nata da un’inchiesta della Distrettuale antimafia. Il giudice, accogliendo la richiesta della Procura, ha deciso ieri il rinvio a giudizio per abuso d’ufficio e falso nei confronti degli amministratori giudiziari che hanno gestito per conto del Tribunale il patrimonio, per il beneficiario e per il tecnico che avrebbe realizzato una falsa stima del valore del bene. Si tratta dei professionisti catanesi Antonio Barbagallo e Giovanni Giuffrida, e del messinese Raffaele Maccari, e in concorso con loro dell’architetto Saverio Maria Carbonaro, che acquistò un appartamento con box annesso dell’asse di confisca, e di Andrea Galati Giordano il tecnico che secondo l’accusa effettuò la «falsa stima» del bene. Il processo nei loro confronti inzierà il 18 novembre prossimo davanti ai giudici della prima sezione penale del tribunale. Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Messina