La visita di Ursula Von der Leyen e David Sassoli, presidenti rispettivamente di Commissione e Parlamento europeo, al Campo di Fossoli in provincia di Modena, avviene in occasione del 77/o anniversario dell’eccidio nazista di Cibeno. Il 12 luglio 1944, 67 internati politici, prelevati dal Campo di concentramento di Fossoli, furono trucidati dalle SS all’interno del vicino poligono di tiro di Cibeno. Le vittime della strage provenivano da 27 province italiane, avevano diversa estrazione sociale e rappresentavano le varie anime antifasciste dell’epoca. Molti dei compagni di prigionia riferiranno nelle testimonianze e deposizioni successive che si trattava dei «migliori». «Migliori» perché anche all’interno del campo, dopo aver subito la durezza del carcere e pur vivendo nella costante incertezza della loro sorte, molti di loro non avevano ceduto e, anche in quelle condizioni difficili, continuavano il loro lavoro di resistenza. Fossoli è una frazione di Carpi, a circa sei chilometri dalla città. Il campo fu costruito nel 1942 dal Regio Esercito per imprigionare i militari nemici. Dal dicembre '43 fu trasformato in Campo di concentramento per ebrei. Dal marzo '44 divenne Campo poliziesco e di transito utilizzato dalle SS come anticamera per i viaggi verso i Lager nazisti. Sono stati circa 5.000 gli internati politici e razziali che passarono da Fossoli per poi finire nei campi di Auschwitz-Birkenau, Mauthausen, Dachau, Buchenwald, Flossenburg e Ravensbrück. Tra questi anche Primo Levi. «Gli occhi di Mauthausen, come gli occhi di Srebenica, dei profughi siriani, delle mamme riprese sui gommoni prima di annegare nella corsa verso una felicità che non arriverà mai per la nostra indifferenza. Gli occhi che vediamo nelle fotografie delle vittime e dei prigionieri ogni qualvolta viene a mancare la libertà e il diritto, e tutte le volte che libertà e diritto non si sposano con la giustizia». Così David Sassoli, presidente del Parlamento europeo, in un passaggio del suo intervento al Campo di Fossoli per la commemorazione di una strage nazista. Un passaggio scandito da applausi del pubblico presente. In luoghi come questi riecheggia «la voce muta degli uccisi, degli innocenti, il grido "viva la libertà, viva l’Italia" spezzato dalle fucilate a Cibeno dove vennero assassinati importanti dirigenti della Resistenza. Qui a Fossoli. Mi hanno sempre colpito gli occhi delle vittime, la fissità degli occhi che guardano, ma non vedono. Sì, gli occhi dell’umanità privata di umanità. E, guardate, gli occhi delle vittime sono sempre gli stessi. Sono quelli delle foto nei lager, dei condannati a morte, quelli che ritroviamo sempre, in ogni guerra, in ogni persona violentata, annientata, in tutti coloro che cercano di salvarsi, nelle donne umiliate, nelle colonne di famiglie che scappano, nei bambini smarriti, in coloro che annegano, che si aggrappano alla vita e la perdono». «Il mio pellegrinaggio oggi qui ha un solo motivo - dice Sassoli - Ricordare che non basta credere di essere al riparo, ribadire che l’orrore che ci travolse nasceva dentro grandi culture democratiche, liberali, progressiste anche, in un tempo di grandi invenzioni tecnologiche, di scoperte, di artisti, letterati e filosofi cosmopoliti e pieni di ingegno, ma tutti, tutti, incapaci di fiutare per tempo il pericolo del fascismo e del nazismo». «Erano culture sicure che non fosse possibile un capovolgimento dei valori fondamentali di umanità e civiltà». «Oggi è particolarmente toccante per me essere qui come europea di nazionalità tedesca. È stato un soldato tedesco a ordinare di uccidere i vostri genitori e i vostri nonni. È una colpa profonda nella storia del mio Paese». Così Ursula von der Leyen, presidente Commissione Ue, al Campo di Fossoli, davanti ai parenti dei 67 internati politici trucidati dalle SS 77 anni fa. «La loro resistenza, ha contribuito a salvare l’Italia e tutta l’Europa. Incluso il mio paese, la Germania». A queste parole la platea applaude e si alza in piedi. Nel pubblico anche tanti parenti delle vittime. «La Resistenza ci ha ridato la libertà, italiani come i tedeschi. So che devo la mia stessa libertà, a persone come i vostri genitori e i vostri nonni. Quindi oggi voglio onorare la memoria di tutti coloro che hanno combattuto per la nostra liberazione. È anche grazie al loro sacrificio che è nata un’Europa finalmente pacifica e democratica. I prigionieri di Fossoli non hanno mai smesso di sognare un futuro migliore. E il nome di questo futuro era Europa» ha aggiunto ancora Ursula von der Leyen.