Si è salvato miracolosamente dopo un volo di 30 metri da una parete verticale sul Dente del Gigante, nel massiccio del Monte Bianco. Protagonista dell’incidente, avvenuto lunedì pomeriggio, è Cristian Garavelli, di 30 anni, alpinista di Cologno al Serio (Bergamo), che dal letto dell’ospedale Le Chal di Contamine-sur-Arve (Francia) racconta la sua avventura.
"Sono rimasto sospeso nel vuoto due ore - spiega - e poi le forze mi sono mancate, le braccia hanno ceduto e mi sono
lasciato andare. Pensavo di morire. Prima di precipitare nel vuoto il mio pensiero è andato a mia moglie e al mio cane". Lo scalatore bergamasco era impegnato nella discesa in corda doppia quando è avvenuto l’incidente. Lui e il compagno di cordata erano a circa 4.000 metri di quota, legati in parete. "Ci stavamo calando per arrivare a fare sicura - aggiunge - ma in quel tratto lo "spit" è tutto spostato a sinistra. Non riuscivo ad avvicinarmi. C'era il vento, era forte. Le ho tentate tutte, ma proprio tutte. Mi sono tirato su con le braccia, avevo il "machard" (nodo di sicurezza, ndr) ma poi non ha più tenuto".
Cristian Garavelli è rimasto così appeso alla parete, sostenuto solo dalla forza delle braccia e dalla disperazione.
Le difficili condizioni meteorologiche hanno impedito al Soccorso alpino valdostano e alla Guardia di finanza di Entreves di raggiungere la cordata con l’elicottero e così sono state organizzate delle squadre che sono salite a piedi, ma con tempi molto più lunghi.
"Mi sono tenuto con tutta la forza che avevo - continua - e ho tirato fuori dallo zaino la piccozza per fissarla in parete.
Alessandro, il mio compagno di cordata, era in sosta. Gli ho chiesto di muovermi la corda, ma il vento era troppo forte. Ero sfinito, mi sentivo svenire. Poi ho ceduto, l’ultimo pensiero è stato per mia moglie". L’alpinista bergamasco è precipitato per circa 30 metri, fermandosi in mezzo alle rocce. Il compagno non ha potuto fare nulla, ha solo sentito il tonfo della caduta. Quando i soccorritori sono arrivati sul posto, Cristian Garavelli era privo di sensi, ferito ma vivo. Ha riportato vari traumi ma non è in pericolo di vita. La moglie sta organizzando il suo ritorno a casa mentre il compagno di cordata, illeso, è stato recuperato la notte stessa e accompagnato a valle. Restando in ambito di montagna sulle Alpi svizzere da registrare tre decessi in poche ore: una escursionista di 74 anni, di Friburgo, è morta in ospedale a causa dei congelamenti riportati dopo che si era persa nella nebbia vicino al passo Sagerou, tra Svizzera e Francia; due alpinisti della Repubblica Ceca, invece, sono precipitati dalla cresta Mischabel mentre erano diretti al Täschhorn.
Ha avuto un lieto fine, invece, l’escursione sulla via ferrata di Badolo, nel territorio di Sasso Marconi (Bologna), per una famiglia di Carpi (padre di 47 anni e due figli di 10 e 13 anni). Nel tardo pomeriggio di ieri hanno iniziato a salire
lungo il percorso attrezzato e sono stati sorpresi dal buio dopo il primo tratto (non avevano con sé le lampade frontali). Così hanno cercato di tornare indietro ma sono rimasti bloccati in parete. Alle 20 è scattato l’allarme. Una squadra del Soccorso Alpino e Speleologico della stazione di Rocca di Badolo è quindi riuscita a raggiungere i tre e a riportarli a valle calandoli con la corda. (ANSA).
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