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Green pass, tensione alla Camera. La Lega vota due emendamenti di Fratelli d'Italia

Prosegue il dibattito parlamentare e l'esame del decreto legge Covid che contiene le norme sul green pass

Nell'Aula della Camera riprende l'esame del decreto legge Covid che contiene le norme sul green pass, proroga a fine anno lo stato di emergenza nazionale e rivede i parametri sanitari per il passaggio di colore nelle regioni del Paese. Il testo, che dovra' essere discusso anche dal Senato, scade prossimo il 21 settembre.

Rimangono da votare ancora una ventina di emendamenti, alcuni a scrutinio segreto.

La Lega vota gli emendamenti di FDI

L’Aula della Camera respinge l'emendamento di Fdi al dl Covid sulla esenzione green pass per i minorenni. L’emendamento, su cui c'era parere contrario del governo, è stato votato anche dalla Lega: si è visto dal
tabellone della votazione. "Voti favorevoli largamente inferiori alla maggioranza assoluta. Molti evidentemente si sono vergognati e sono usciti per non votare. Rimane solo prossimo emendamento a scrutinio segreto", dice Claudio Borghi della Lega.

La Lega vota nuovamente nell’Aula della Camera, a scrutinio segreto, con Fdi e l’opposizione su un emendamento, bocciato per l’esenzione del green pass fino a 18 anni. La richiesta di modifica del testo avanzata dal capogruppo
di Fdi Francesco Lollobrigida è stata bocciata con 137 sì e 268 no, oltre a due astenuti. Sulla carta, l’opposizione può contare a Montecitorio su poco più di cinquanta voti in totale.

"Ho parlato con il presidente Draghi, non risulta nessuna estensione di green pass a tutti i lavoratori del pubblico e del privato, a differenza di quello che ho letto su qualche giornale e quindi questo mi conforta". Lo ha detto il leader della Lega, Matteo Salvini, a margine della sua visita al Salone del Mobile nei padiglioni di Rho della Fiera di Milano.

"Escludo che arrivi in discussione l'obbligo vaccinale". Lo ha detto il leader della Lega, Matteo Salvini, a margine della sua visita al Salone del Mobile nei padiglioni di Rho della Fiera di Milano, rispondendo a chi gli chiedeva se il premier Draghi fosse orientato a prendere una decisione sull'obbligo vaccinale. "Siamo pronti a discutere di tutto, se qualcuno vuole inserire l'obbligo vaccinale deve anche inserire il risarcimento per eventuali danni. L'obbligo avrebbe il risultato contrario: spaventerebbe e aumenterebbe i dubbi" ha aggiunto.

"Abbiamo scelto di votare tre emendamenti qualificanti, per concentrare su di essi tutta l'attenzione". Lo ha detto nell'Aula della Camera Claudio Borghi della Lega durante le votazioni sul dl Covid che contiene le norme sul green pass. Ieri, a scrutinio segreto, i deputati della Lega han votato a favore di un emendamento di Fdi al testo.

"L'obbligo vaccinale è l'extrema ratio ma se serve per uscire dalla pandemia non lo escludiamo". Lo ha ribadito oggi il presidente M5s, Giuseppe Conte, parlando ad Agorà su Rai3.

Un passo avanti sul decreto Green Pass alla mattina, il caso nel voto segreto in Aula alla sera.

Mario Draghi e il governo incassano il ritiro da parte di tutti i partiti della maggioranza - Lega inclusa - , degli emendamenti al dl sul certificato verde in votazione alla Camera. E' il grimaldello che permette al governo di non porre la fiducia sul provvedimento. Ma nella maggioranza la tensione resta altissima. Matteo Salvini, infatti, annuncia che la Lega è pronta a votare gli emendamenti di Fdi. E, sul primo voto segreto in Aula spuntano fuori 134 sì alla proposta di soppressione del Green Pass avanzata dal partito di Giorgia Meloni. Voti che, in buona parte almeno, non possono che provenire dalla Lega.

"E' un partito inaffidabile per il governo, chiediamo chiarezza", attacca il segretario del Pd Enrico Letta. La tensione, complice anche il voto delle amministrative ormai alle porte, è destinata a crescere rischiando di rallentare il percorso sulle riforme indirizzato dal presidente del Consiglio. Ma Draghi non sembra essere intenzionato a deviare la strada del governo rispetto alle tensioni parlamentari. Sono tre, al momento, i macro-temi su cui il premier si muoverà nei prossimi giorni. L'estensione del Green Pass ai dipendenti pubblici e privati, la riforma della concorrenza e la riforma del fisco. Sulla prima misura il premier potrebbe stringere già nelle prossime ore: la filosofia è quella di allargare alle altre tipologie di dipendenti pubblici e privati un obbligo che è già realtà per categorie come medici o insegnanti. Una cabina di regia ad hoc, tuttavia, non risulta ancora convocata. Potrebbe, forse, cadere a ridosso del Cdm che varerà il decreto.

"Al momento non ci risultano né una cabina di regia né un Cdm", sottolineano invece fonti di governo della Lega. Sulla riforma della concorrenza e soprattutto su quella del fisco è possibile che si vada oltre il 20 settembre. Anzi, c'è chi nel governo ipotizza che un intervento sul fisco venga fatto solo dopo la Nota di Aggiornamento del Def, prevista il 27 settembre. E, si spiega in ambienti governativi, tra i ministri che invitano a un supplemento di riflessione su alcune criticità contenute nei provvedimenti c'è Giancarlo Giorgetti. Poi c'è anche un elemento squisitamente politico: il voto sulle amministrative che, rispetto ai primi mesi del governo Draghi, ha di certo cambiato il clima in maggioranza. Sul timing delle riforme, in ogni caso, nessun tono ultimativo emerge dagli esponenti del governo. La sintesi, come è già accaduto finora, spetta al presidente del Consiglio. "Ai vari provvedimenti si sta lavorando alacremente, ma al momento non sono ancora pronti", si spiega a Palazzo Chigi. Tra le misure sul tavolo di Draghi c'è anche il decreto anti-delocalizzazioni. La filosofia, tuttavia, più che di un intervento "anti-delocalizzazioni" sembra essere quella di una misura "pro-localizzazioni". "Per quelli che prendono un contributo e scappano rispetto al passato qualcosa è cambiato", spiega il tiolare del Mise Giorgetti, sottolineando la volontà di "introdurre una premialità per quegli imprenditori che faranno investimenti in territori in crisi". I dettagli del decreto sono ancora da affinare e un nuovo incontro tecnico è previsto per giovedì. Nel frattempo, il governo passa in una manciata d'ore dal ritiro degli emendamenti leghisti al dl Green Pass alla bagarre serale sul voto segreto. Ad annunciare in Aula il sì della Lega all'emendamento Fdi è Dimitri Coin. In effetti, la proposta di Fdi incassa 134 sì, ben più dei membri dell'opposizione. "Non alcuni esponenti ma, come dimostrano i numeri, tutta la Lega ha votato l'emendamento di FdI e quindi contro il governo", attacca il Dem Emanuele Fiano. Per Salvini, in ogni caso, "il governo rischia zero". Ma contro il leader della Lega si scaglia, oltre che il Pd, anche il M5S con Stefano Patuanelli: "la Lega è il partito del No", sottolinea. Mentre Giorgia Meloni esulta: "Sono contenta se quella parte del centrodestra che ha scelto di sostenere Draghi non si piega alla volontà della sinistra".

Salvini: "Governo informato sul nostro voto"

"Tutti erano informati di tutto". Il segretario della Lega Matteo Salvini ha voluto chiarire in un'intervista al Corriere della Sera che anche il premier Draghi sapeva che il suo partito in aula avrebbe votato gli emendamenti di Fratelli d'Italia contro l'uso del Green pass nei ristoranti. A chi lo critica perché terrebbe i piedi in due scarpe, uno nella maggioranza e l'altro all'opposizione con Giorgia Meloni, Salvini replica: "Ma quale ambiguità? I vaccini sono entrati in 40 milioni di case, e va benissimo. Il green pass anche va benissimo negli stadi, nei teatri e nelle manifestazioni pubbliche. Ma noi possiamo ancora avere la libertà di chiedere i tamponi gratuiti?". E aggiunge: "Sono saltati fuori la bellezza di 50 milioni di euro destinati ai tamponi gratuiti. Il dubbio è che se io non alzassi un po' la voce, i 50 milioni poi non salterebbero fuori". Il segretario leghista giustifica così il voto agli emendamenti di FdI: "Stiamo chiedendo che i ristoratori non siano ulteriormente penalizzati". La Lega ha ritirato i propri emendamenti, "perché in caso contrario avrebbero messo la fiducia e non ci sarebbe stata una discussione che io invece credo importante", torna a spiegare il leader del Carroccio. Il segretario del Pd Enrico Letta ha commentato il voto in aula ritenendo la Lega inaffidabile per il governo. Replica Salvini: "Il Pd è ormai il partito dell'ipocrisia. È da un anno che tengono in ostaggio il Parlamento con l'omofobia". E ancora: "I suoi insulti", quelli di Letta, "mi scivolano addosso".

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