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Cassazione: crocifisso a scuola? Nessuna discriminazione. Ma l'obbligo è illegittimo

L’affissione del crocifisso, «al quale si legano, in un Paese come l’Italia, l’esperienza vissuta di una comunità e la tradizione culturale di un popolo», afferma la Cassazione, «non costituisce un atto di discriminazione del docente dissenziente per causa di religione». E’ quanto hanno sancito le sezioni unite civili della Suprema Corte con la sentenza, depositata oggi, con la quale hanno affrontato le questione dell’esposizione del crocifisso nelle aule scolastiche.

La Suprema Corte si è pronunciata nell’ambito del ricorso presentato da un docente che era stato sanzionato in via disciplinare perchè «invocando la libertà di insegnamento e di coscienza in materia religiosa», aveva «sistematicamente rimosso il simbolo prima di iniziare la lezione, ricollocandolo al suo posto solo al termine della stessa», non ottemperando quindi alla circolare disposta dal dirigente scolastico, dopo espressa richiesta degli studenti, di mantenere sempre esposto in aula il crocifisso.
Per i giudici del "Palazzaccio" - che hanno annullato la sanzione al docente ritenendo «illegittimo» l’ordine di affissione del crocifisso disposto dal preside con la sua circolare - non va riconosciuto alcun risarcimento, come invece invocato dal professore: non si è ritenuto - spiega la Corte - che sia stata «condizionata o compressa» la «sua libertà di espressione e di insegnamento», proprio perchè l’esposizione del crocifisso non è un «atto discriminatorio».

Cassazione: l'obbligo del crocifisso è incostituzionale

«In base alla Costituzione repubblicana, ispirata al principio di laicità dello Stato e alla salvaguardia della libertà religiosa positiva e negativa, non è consentita, nelle aule delle scuole pubbliche, l’affissione obbligatoria, per determinazione dei pubblici poteri, del simbolo religioso del crocifisso». E’ uno dei principi di diritto enunciati dalla Cassazione, con la sentenza delle sezioni unite depositata oggi, nella quale si affronta la questione dell’esposizione del crocifisso nelle aule scolastiche. «L'articolo 118 del regio decreto 965 del 1924 - si legge ancora nella sentenza - che comprende il crocifisso tra gli arredi scolastici, deve essere interpretato in conformità alla Costituzione e alla legislazione che dei principi costituzionali costituisce svolgimento ed attuazione, nel senso che la comunità scolastica può decidere se esporre il crocifisso in aula con valutazione del fatto che sia frutto del rispetto delle convinzioni di tutti i componenti della medesima comunità, ricercando un 'ragionevole accomodamentò tra eventuali posizioni difformi».

Cei: il crocifisso non divide, ma invita al dialogo

«I giudici della Suprema Corte confermano che il crocifisso nelle aule scolastiche non crea divisioni o contrapposizioni, ma è espressione di un sentire comune radicato nel nostro Paese e simbolo di una tradizione culturale millenaria». E’ il commento di mons. Stefano Russo, segretario generale della Cei, alla sentenza di oggi della Consulta, pur riservandosi di leggerla nella sua integralità. «È innegabile che quell'uomo sofferente sulla croce non possa che essere simbolo di dialogo», aggiunge.

 

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