Domenica 28 Aprile 2024

Caso Eitan, il nonno accusato di sequestro aggravato. I legali: "Ha agito di impulso"

La nonna materna di Eitan, Etty "era in Italia ed è parte del rapimento". Lo ha detto in un’intervista alla radio israeliana 103 Fm Or Nirko marito di Aya Biran affidataria in Italia del piccolo sopravvissuto alla tragedia del Mottarone. «Sostiene di essere rientrata in volo in Israele il giorno prima, questo a quanto pare per non essere esposta alla accusa di complicità», ha aggiunto. Intanto svolta "annunciata" nell’inchiesta sul sequestro di Eitan condotta dal procuratore di Pavia Mario Venditti. Il nonno materno del piccolo, Shmuel Peleg, 58 anni, è accusato di sequestro aggravato di persona. L’11 agosto scorso il giudice tutelare di Pavia aveva emanato un decreto con cui vietava l’espatrio a Eitan salvo che in presenza o con l’autorizzazione della sua tutrice, la zia Aya. Il decreto era stato trasmesso alla Prefettura e alla Questura di Pavia con l’ordine di diramarlo a tutti i punti di frontiera e di inserirlo nelle banche dati delle forze di polizia che controllano le frontiere. «Dopo essere stato estromesso dagli atti e dalle udienze e preoccupato dalle condizioni di salute del nipotino, ha agito d’impulso». Lo spiegano i legali Sevesi, Carsaniga, Polizzi, che rappresentano Shmuel Peleg, il nonno materno che due giorni fa ha portato Eitan, sopravvissuto alla tragedia del Mottarone, in Israele. «Ci impegneremo - scrivono - perché vengano riconosciuti i diritti della famiglia materna, dopodiché confidiamo che Shmuel ritorni ad avere fiducia nelle istituzioni Italiane e ci impegneremo in tal senso». Gli avvocati di Shmuel Peleg, Sara Carsaniga, Paolo Polizzi e Paolo Sevesi «ridimensionano il fatto». Peleg, si legge in una nota, «ha portato Eitan in Israele dopo aver tentato invano per mesi di poter portare la voce della famiglia materna nel procedimento civile di nomina del tutore». «Dopo essere stato estromesso dagli atti e dalle udienze e preoccupato dalle condizioni di salute del nipotino, ha agito d’impulso», aggiungono. Gli avvocati si dicono «fiduciosi che, una volta ripristinata la correttezza del contradditorio nei vari procedimenti civili, e ottenute rassicurazioni dai medici israeliani, potrà tornare a discutersi del suo affidamento nelle sedi opportune». «Le azioni di prepotenza sono sempre sbagliate - chiariscono - però mettiamoci nei panni di un signore che in terra straniera perde 5 familiari tragicamente, al quale i medici non parlano e gli avvocati dicono che il procedimento civile di tutela di Eitan è stato fatto in modo sommario». E concludono: «Noi ci impegneremo perché vengano riconosciuti i diritti della famiglia materna, dopodiché confidiamo che Shmuel ritorni ad avere fiducia nelle istituzioni Italiane e ci impegneremo in tal senso».

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