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Minacce, insulti e violenze: la vita in carcere dei fratelli Bianchi: "Vogliono accoltellarci, ci sputano nel piatto"

Le intercettazioni dei colloqui hanno rivelato la situazione che vivono Gabriele e Marco Bianchi e Mario Pincarelli, rinchiusi dopo l'uccisione del giovane Willy Monteiro

I fratelli Gabriele e Marco Bianchi

Non se l’aspettavano probabilmente così dura la vita in carcere, rinchiusi dopo aver massacrato e ucciso, senza motivo, Willy Monteiro Duarte, un ragazzino di Colleferro che nel settembre 2020 aveva cercato di aiutare un amico.
Un gesto che gli è costato la vita e, adesso, i due fratelli Marco e Gabriele Bianchi e Mario Pincarelli vivono nella paura all’interno di quattro mura. Come riportato su Repubblica, infatti, i tre subiscono minacce e insulti, tanto da portarli a pensare al suicidio.

Le frasi, intercettate dai Carabinieri in un colloquio tra Marco Bianchi e il fratello Alessandro, sono eloquenti: “Sto da solo, un poco all’aria. Quando esco io rientrano loro. Ci stanno i bravi e ci stanno quelli non bravi, le merde”, racconta Marco, che ha raccontato di sputi addosso o nella pasta, ma anche di chiodi nel dentifricio. E ancora continua: “Le peggio cose, tutto questi si portano”, mentre Alessandro replica: “Il discorso è che devi sta attento, perché pure se tu stai a dormì. Perché ti zeccagnano (accoltellano ndr)”.
È preoccupata anche la madre, che ha fatto visita all’altro figlio, Gabriele: “L’ho trovato con la barba lunga, i capelli lunghi, con il topo dentro la stanza. Ci dobbiamo vendere le macchine, tutto, perché non c’è rimasto più niente”.
Parole che fanno capire chiaramente il trattamento che gli altri detenuti riservano ai due fratelli, colpevoli di un omicidio senza senso.

Ma oltre ai Bianchi, non se la passa meglio Mario Pincarelli, intercettato mentre parla con il padre Stefano, che lo invita a non seguire la tv e le indagini: “Stammi a senti’, non lo vedé! Perché ti fanno solo sentì male. Tu vedi tutti i documentari”.
Tra i tre, proprio Pincarelli sembra aver raggiunto il limite e avrebbe anche pensato di togliersi la vita, “suggerito” da altri detenuti che gli avrebbero urlato di impiccarsi. Per rassicurare il padre, però, ha aggiunto: “Prima cosa Gesù Cristo se ti ammazzi da solo non ti perdona, seconda cosa tengo la famiglia mia che sta di fuori, spero che me danno meno possibile, quando ariscio (riesco), se vado alla comunità...”.

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