Giovedì 26 Dicembre 2024

Carenza organica e deficit di formazione: ecco le spine della polizia penitenziaria

Carceri

Uno dei problemi, fra i tanti, che attanagliano la Polizia penitenziaria è relativo al deficit di formazione e aggiornamento professionale, dovuto soprattutto a una gestione perennemente emergenziale del Corpo e alla carenza organica che molto spesso rende impossibile distogliere gli operatori dal servizio attivo nelle carceri e negli altri settori di competenza per impiegarli in momenti didattici. "Se quelle poche volte che lo si fa si delega, seppur limitatamente a poche ore, la docenza a organismi che sebbene indipendenti sono chiamati a svolgere una funzione a tutela di una sola parte delle componenti carcerarie, quale l’Ufficio del Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale, pensiamo che non solo si sprechi un’occasione, ma che si vada in direzione completamente sbagliata”. Lo dichiara Gennarino De Fazio, segretario Generale della Uilpa polizia penitenziaria, in relazione al progetto di aggiornamento professionale organizzato dalla competente direzione generale del dap in materia di “Etica e sicurezza: coordinamento degli eventi critici”.

L'importanza della formazione

“Il corso di aggiornamento – spiega il Segretario della Uilpa-Pp – prenderà il via il 4 ottobre, nella Scuola Superiore dell’Esecuzione Penale Piersanti Mattarella di Roma, sarà destinato a 250 Comandanti di Reparto e di Nucleo Traduzioni e Piantonamenti e avrà durata di tre giorni per dieci edizioni. Di per sé, potrebbe essere anche una buona iniziativa, non fosse appunto per la docenza affidata all’Ufficio del Garante che, per definizione e mandato, garantisce (del tutto giustamente e legittimamente) coloro che sono i potenziali artefici degli eventi critici da affrontare, ossia i detenuti”.  “Sia ben chiaro – precisa De Fazio – non è nostra intenzione alimentare nessun tipo di contrapposizione e apprezziamo l’opera dell’Ufficio del Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale, ma riteniamo che non si debbano confondere i ruoli e non ci debbano essere ingerenze organizzative e formative”. “Per queste ragioni auspichiamo un immediato ripensamento del Dap e la restituzione della docenza nei corsi di formazione e aggiornamento del Corpo di polizia penitenziaria a professionalità e figure di coerente riferimento per le Forze dell’Ordine. Con l’Ufficio del Garante – conclude – si potrebbero invece organizzare senz’altro utili momenti di scambio culturale a carattere conferenziale, nei quali la Polizia penitenziaria possa anche far comprendere meglio di quali e quante professionalità sia dotata e di quanto e come vengano mortificate da modelli organizzativi e operativi assolutamente inefficaci”.

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