Quella linea della mezzeria tracciata storta e poi "corretta" il giorno seguente è costata il posto a un operaio dell’Avr, il global service della manutenzione stradale di Pisa, che lo ha licenziato in tronco per avere procurato un danno di immagine all’azienda. Secondo la Filcams Cgil, tuttavia, quel provvedimento è solo «una rappresaglia per colpire i lavoratori che nei mesi scorsi hanno lamentato condizioni di lavoro e salariali inadeguate». La vicenda risale al 30 agosto scorso quando alla periferia della città viene eseguito un lavoro di manutenzione alla segnaletica orizzontale, ma la linea di mezzeria tracciata dall’operaio è storta e le foto di quel lavoro fatto male finiscono sui social network, corredate da commenti ironici e sberleffi. Da qui la reazione di Avr che apre una rapida indagine interna contestando l’addebito al lavoratore che nei giorni scorsi è stato licenziato. Secondo il dipendente della società, tuttavia, quella linea tracciata non correttamente è dovuta «soprattutto al manto stradale dissestato», comunque in meno di 24 ore torna sul posto e rimedia all’errore anche se questo non è sufficiente a evitargli l’interruzione del rapporto di lavoro. «Ho risposto alle contestazioni della società - ha raccontato l’operaio - evidenziando un malfunzionamento della macchina traccialinee e soprattutto il pessimo stato del manto stradale». Le motivazioni addotte dall’operaio, però, sono state ritenute non sufficienti per il ritiro delle contestazioni, conclusesi due settimane dopo con un licenziamento senza preavviso. «Con la sua condotta, eseguendo con negligenza e incuria l’attività affidata - si legge nella lettera di licenziamento - generava grave nocumento morale e materiale all’azienda, esponendola a contestazione da parte della stazione appaltante e costringendola a eseguire nuovamente la lavorazione, con ulteriore aggravio di costi e tempi. L’opera risultava così scadente da essere oggetto di lamentele e schernimento da parte di alcuni utenti su Fb, con inevitabile consequenziale vulnus reputazionale dell’azienda». Secondo il sindacato Filcams Cgil si tratta di un provvedimento che rappresenta l’ultimo passaggio di una «rappresaglia di Avr nei confronti dei lavoratori che hanno aderito a una mobilitazione per rivendicare il miglioramento delle condizioni lavorative e salariali».
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