I numeri e gli alti tassi di vaccinazione indicano che per l’Italia il lungo tunnel della pandemia di Covid sembrerebbe essere alla fine, ma per una ripresa totale manca un ultimo sforzo: raggiungere la soglia del 90% di vaccinati e puntare sul green pass come strumento di messa in sicurezza. Sono chiare le parole del ministro degli Esteri Luigi Di Maio, mentre il titolare della Sanità Roberto Speranza invita ancora alla prudenza e alla strada della "gradualità". E la cautela è infatti d’obbligo poiché, a fronte di una curva in discesa nel nostro Paese, inizia a farsi strada una nuova variante del virus SarsCoV2, la Delta plus (AY.4.2), finita sotto la lente degli esperti e già rilevata in Usa, Gb, Israele e in pochissimi casi anche in Italia. Se oggi nel nostro Paese le attività commerciali sono aperte e gli ospedali non sono al collasso, se i numeri dei contagi e delle vittime da Covid sono diminuiti è «solo grazie al vaccino e al green pass, che stanno portando il Paese fuori dal tunnel. Il nostro obiettivo è la piena ripresa, e per questo dobbiamo puntare adesso al 90% dei vaccinati e sfruttare il green pass come chiave per rimanere aperti in sicurezza», è il monito di Di Maio secondo il quale «dire no al vaccino significa dire no alla vita e dire no al green pass equivale a voler bloccare la ripresa economica». Da parte sua, partecipando in videoconferenza al G7 dei ministri della Salute, Speranza ha invitato a mantenere un approccio graduale in questa fase di convivenza con il Covid, perché se il vaccino è la chiave per uscire dalla pandemia, è importante anche continuare ad investire sui comportamenti corretti e su un approccio graduale nel rilascio delle misure. E’ infatti sotto monitoraggio ed impone una certa cautela la nuova variante Delta plus, anche se finora ne sono stati rilevati pochi casi a livello globale. E’ ancora allo studio e potrebbe essere caratterizzata da un potenziale, piccolo aumento di trasmissibilità rispetto alla Delta ma gli esperti invitano alla calma. E’ da valutare, spiega Sergio Abrignani, immunologo all’Università di Milano e componente del Comitato tecnico scientifico, se a parità sostanziale di trasmissibilità la Delta Plus sfugga di più al sistema immunitario e quindi anche ai vaccini, «ma non ci sembra sia questo il caso». Sempre riguardo ai vaccini anti-Covid, una nuova prova della loro efficacia contro la Delta - dominante nel mondo - arriva da uno studio sul New England Journal of Medicine e basato sull'esame dei dati relativi a 5,4 milioni di persone in Gran Bretagna. Lo studio ha evidenziato che i vaccini sono efficaci al 90% nel prevenire la morte in caso di infezione da questa variante. Altra arma contro il virus sono inoltre gli anticorpi monoclonali ed il timore è che le varianti del virus possano diminuirne l'efficacia. Un passo avanti è stato però fatto grazie ad un gruppo di ricercatori dell’Università di Trieste, che ha messo a punto un sistema di algoritmi che permette di individuare e prevedere quali sono le mutazioni che possono ridurre l’azione di questi farmaci nei malati di Covid-19. Intanto, l’Agenzia europea dei medicinali (Ema) ha reso noto che l’avvio dell’analisi sulla pillola antivirale contro il Covid prodotta dalla casa farmaceutica Merck è attesa per la prossima settimana. Se autorizzato, il molnupiravir potrebbe essere il primo farmaco antivirale orale per il trattamento della malattia. Una conclusione dell’Ema sulla terza dose di richiamo del vaccino anti-Covid di Moderna (Spikevax) è inoltre attesa per il 25 ottobre e sempre l’Agenzia fa sapere che ci sono risultati promettenti sulle vaccinazioni cosiddette eterologhe da studi che confermano una risposta immunitaria più forte quando il vaccino che viene somministrato come seconda o terza dose è diverso da quello ricevuto inizialmente. Infine, un monito: «Con un bilancio delle vittime di quasi 5 milioni di persone in tutto il mondo, il costo umano dell’immunità naturale non è tollerabile», ha avvertito Marco Cavaleri, responsabile della task force per i vaccini dell’Ema.