Domenica 17 Novembre 2024

Ausl Romagna, sconsiglia il vaccino a una donna incinta: centralinista del Cuptel licenziata

Quando ha ricevuto la telefonata di una giovane donna in gravidanza che doveva prenotare la prima dose del vaccino anti-Covid, ha raccolto le sue perplessità e il suo sfogo. L’ha ascoltata e poi le ha detto: «Io se fossi in lei non lo farei». Un consiglio non richiesto che è costato caro a una centralista del Cuptel dell’Asul Romagna che è stata licenziata per giusta causa. L’episodio è avvenuto due mesi fa ed è stato denunciato all’Ausl Romagna dal marito della donna in gravidanza. La centralista del Cuptel, che lavorava per la cooperativa Asso che gestisce il centro di prenotazioni per l’Usl della Romagna, ha 51 anni, è di Cattolica (Rimini) e lavorava a Cesena. La giovane donna incinta, di Faenza, aveva chiamato il Cuptel per prenotare il vaccino ed ha espresso i propri timori alla centralinista. «Ricordo questa donna in gravidanza molto combattuta - ha raccontato la centralinista al Resto del Carlino - che esprimeva il suo sfogo e le sue indecisioni sul vaccino, ed io, forse peccando di ingenuità, mi sono lasciata sfuggire le parole "io se fossi in lei non lo farei". Ma alla fine le ho comunque prenotato la prima dose». Il marito della giovane donna ha così immediatamente denunciato il caso all’Azienda Usl Romagna che lo ha segnalato alla cooperativa. Dopo le verifiche del caso la donna è stata licenziata per giusta causa. L’operatrice ha provato a giustificarsi, spiegando che con quella ragazza al telefono era nata una sorta di empatia, ma la cooperativa è stata irremovibile. «La situazione - ha spiegato Cristina Gallinucci, presidente della cooperativa Asso - è stata gestita dai nostri legali che hanno preso questo provvedimento in un periodo complicato come quello vaccinale, nessuno può permettersi di dare consigli senza avere le competenze necessarie" «Il mio mondo è crollato - ha detto ancora la centralinista licenziata - mi sono ritrovata improvvisamente senza un lavoro. Sola con una figlia di venti anni da mantenere, al secondo anno di università e non ho reddito. Vivevo con questo stipendio e ora devo aspettare due mesi prima di poter chiedere la disoccupazione che non so neanche se e quando arriverà. Cerco di non deprimermi e di non abbattermi, ma è dura. Ho fatto questo lavoro per 16 anni e non è semplice alla mia età trovare un’altra occupazione. So che il mio dovere era solo quello di prenotare, ma in me ha prevalso la carica di umanità. Ho sperato che la vicenda potesse ridimensionarsi, ma così non è stato».

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