Sono 465 gli atti intimidatori, di minaccia e violenza rivolti nel 2020 contro sindaci, assessori, consiglieri comunali e municipali, amministratori regionali, dipendenti della Pubblica amministrazione: il 17% in meno rispetto ai 559 dell’anno precedente (anche per effetto della pandemia) ma pur sempre una media di 9 intimidazioni a settimana, una minaccia ogni 19 ore. E’ quanto emerge dalla decima edizione di «Amministratori sotto tiro», il report curato da «Avviso pubblico» presentato stamane in videoconferenza a Roma. L’anno scorso sono state 89 le province coinvolte - il dato più alto mai registrato - e 280 i Comuni colpiti, il 3,5% dei Comuni italiani. Per la terza volta nella storia del rapporto - i precedenti nel 2017 e 2019 - sono stati censiti atti intimidatori in tutte le regioni d’Italia. In dieci anni di raccolta dati, «Avviso Pubblico» ha censito su tutto il territorio nazionale 4.309 casi di minaccia e aggressione nei confronti di amministratori locali e personale della Pubblica amministrazione, una media di 36 intimidazioni al mese, una ogni 20 ore. Il maggior numero di casi è stato censito nelle quattro regioni a tradizionale insediamento mafioso - nell’ordine Sicilia, Calabria, Campania, Puglia - che insieme raccolgono 2.555 casi (il 59% del totale). Seguono Sardegna, Lazio, Lombardia, Toscana, Emilia-Romagna e Veneto. Tutte le province italiane hanno fatto registrare almeno un atto intimidatorio o di minaccia nell’arco di questi dieci anni. Domina la classifica la provincia di Napoli, seguita da quelle di Cosenza e Reggio Calabria. L’unica provincia presente nella top-ten a non essere collocata nel Sud/Isole è Roma (quinto posto). La prima provincia per atti intimidatori del Nord è Milano (15esimo posto). Nel 2020 i soggetti maggiormente presi di mira da minacce e intimidazioni dirette si confermano gli amministratori locali (60% dei casi, +4% rispetto al 2019). Tra questi, in particolare i sindaci (63%), seguiti da consiglieri comunali (23%), assessori (8%) e vicesindaci (5%). Altro soggetto target delle intimidazioni dirette è il personale della Pubblica amministrazione (25% dei casi), seguito da candidati alle elezioni amministrative (6%), amministratori regionali e provinciali (5%, in aumento) ed ex amministratori (4%). Tra le altre si segnalano le intimidazioni rivolte a diversi presidenti di Regione, tra cui Attilio Fontana (Lombardia), Alberto Cirio (Piemonte), Giovanni Toti (Liguria), Luca Zaia (Veneto), Stefano Bonaccini (Emilia-Romagna), Christian Solinas (Sardegna) e Nello Musumeci (Sicilia). L’86% delle intimidazioni contro gli amministratori locali censite nel 2020 sono state di tipo diretto (erano l’87% nel 2019); quelle che hanno visto coinvolte amministratrici sono state il 15% del totale.