Potrebbe essere stato Mattias, il bimbo ucciso ieri a Vetralla in provincia di Viterbo, ad aver aperto la porta al padre (Mirko Tonkov, 44enne polacco), arrestato nella notte per l’omicidio. E' una delle ipotesi al vaglio degli investigatori. I carabinieri non avrebbero, infatti, riscontrato segni di effrazione sulla porta di casa. Ad accerare i maltrattamenti in famiglia, che hanno poi portato a un divieto di allontanamento dell’uomo, sono stati i carabinieri della stazione di Vetralla dopo alcune testimonianze arrivate ad agosto e poi confermate dalla famiglia. Nelle ultime settimane, secondo quanto si apprende, la moglie sarebbe stata quotidianamente contattata dai militari che si sinceravano su quello che accadeva. Non sarebbe emerso nulla di anomalo. Poi ieri mattina l’uomo si è allontanato da una struttura Covid nella Capitale dove era stato ricoverato - si ipotizza perchè guarito - e ha raggiunto la cittadina nel viterberse.
La mamma: era su letto col sangue, sono senza parole
«Lui era lì sul letto con sangue addosso... Sono senza parole, non avrei mai pensato nulla di simile». Sono le prime parole, secondo quanto apprende l’AGI, della mamma di Matias. Dopo aver pronunciato queste parole la donna è andata in stato di choc ed è stata portata in ospedale dove ancora si trova adesso. La donna, nelle settimane precedenti all’omicidio, era stata contattata più volte dai carabinieri di Viterbo che le chiedevano se c'erano segnali preoccupanti da parte del marito, già colpito da divieto di avvicinamento. La risposta era sempre la stessa: «Va tutto bene». Un segnale che va nella direzione di una collaborazione non particolarmente convinta della donna con le forze dell’ordine.
Un testimone: l'indagato aveva il vizio del bere
«Stavo prendendo dei fogli per il mio medico quando ho visto sfrecciare una "gazzella" dei carabinieri. Mi sono chiesto cosa fosse successo. Ha inchiodato e, pochi istanti dopo, ne è arrivata un’altra assieme ai vigili del fuoco. Lì mi sono preoccupato». A raccontare gli attimi vissuti ieri dai vetrallesi è un residente del posto. «Ho pensato subito a una fuga di gas, ma vedevo che il tempo passava. Poi, una volta visto il comandante dei carabinieri, ho iniziato a capire che fosse successo qualcosa di grave. I carabinieri hanno iniziato a mettere il nastro per evitare che qualcuno si avvicinasse alla zona. Un giornalista mi ha detto che avevano trovato un bambino morto. Una tragedia. Se ho mai visto l’indagato? No, però si diceva che aveva il vizio del bere...».