In Sicilia sono già in vigore ulteriori misure di prevenzione anti-Covid alla luce dell’approssimarsi delle festività natalizie. A fissarle è un’ordinanza del presidente della Regione Nello Musumeci, adottata dopo la relazione dell’assessorato alla Salute. Le disposizioni valgono fino al 31 dicembre e prevedono, tra gli altri, l’obbligo di portare la mascherina sempre con sé e di indossarla anche in tutti i luoghi pubblici particolarmente affollati, pure all’aperto. Un’imposizione in larga parte rispettata davanti agli uffici postali, ai ritrovi. Però, resta in piedi il paradosso dei paradossi: lo stadio. In molte zone, specialmente nelle curve, si è soliti stare più vicini, per sostenere meglio la squadra del cuore, fare partire potenti cori, trasmettere calore ai propri beniamini. Distanziamento? Assente. Mascherine? Manco a parlarne. Eppure, lo scorso fine settembre, in previsione dell’estensione della soglia di riempimento al 75 per cento, il Cts aveva sottolineato come negli stadi molta gente non indossasse il Dpi e fosse ammassata oltre il limite in determinati settori. Insomma, un’atmosfera da “liberi tutti”. Ed ecco che adesso il provvedimento della Regione siciliana sembra lanciare l’ennesimo avvertimento a chi sconosce le norme o le viola per partito preso. Tifosi compresi. Siano essi del Messina, del Catania o del Palermo. Nessuna immunità al Covid, alle regole o ai controlli, a costo di riscrivere il manuale dell'ultrà, un po’ come quanto fatto dalla Chiesa con il segno di pace: non più stretta di mano ma un rapido sguardo accompagnato da un semplice inchino del capo. Allora, il megafonista della curva sud dovrebbe dire: “Tutti distanziati che si salta…”.
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