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Braccianti e giovani moldave "smistati" in Sicilia e Calabria: in 3 ai domiciliari per sfruttamento

Tutto ha avuto inizio quando una ragazza moldava ha denunciato agli investigatori di aver subito molestie sessuali da parte di un uomo presso il quale lavorava come badante e colf

Un’organizzazione criminale che con la complicità di un Caf e di una fantomatica onlus umanitaria favoriva sia l’ingresso irregolare in Italia di giovani moldave sia l’arrivo di operai o braccianti poi sfruttati sul mercato: è l’accusa al centro di un’inchiesta della Polizia di Stato che ha eseguito 5 ordinanze di custodia cautelare, emesse dal gip di Roma, nei confronti di altrettante persone.

Associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e all’intermediazione nello sfruttamento della manodopera straniera, principalmente moldava: questi i reati contestati ai vertici del presunto sodalizio criminale.

In particolare tre indagati sono stati sottoposti agli arresti domiciliari, uno all’obbligo di dimora e un altro all’obbligo di presentazione alla pg.

L’indagine della polizia, coordinata dalla Procura di Roma, è partita nel settembre 2018 quando una ragazza moldava ha denunciato agli investigatori di aver subito molestie sessuali da parte di un uomo presso il quale lavorava come badante e colf. La donna ha raccontato che alcuni giorni prima, dalla sua abitazione in patria, tramite un sito internet moldavo, ha contattato un’utenza cellulare italiana ed il suo interlocutore, un connazionale, le ha offerto un lavoro in Italia come badante o cameriera dietro compenso in denaro.

La ragazza ha accettato e, seguendo le indicazioni datele dallo stesso contatto, ha preso un pullman ed è arrivata a Roma. Subito dopo il suo arrivo nella capitale è stata condotta presso un Caf cittadino, questa la ricostruzione degli investigatori, dove ha pagato il prezzo pattuito per il viaggio e per l’intermediazione lavorativa ed è rimasta in attesa di essere collocata presso un datore di lavoro. Dopo pochi giorni, infatti, la ragazza è stata portata nell’abitazione di un uomo, alla periferia della città. Ed è stato proprio quest’ultimo a proporle dei regali in cambio di favori sessuali. La ragazza allora ha rifiutato e si è rivolta alla polizia.

Dai successivi approfondimenti sono emersi numerosi ingressi sul territorio nazionale di stranieri che, seppur muniti di un visto turistico valido tre mesi, venivano avviati al lavoro sotto la copertura di un contratto «alla pari». Le indagini, che hanno visto la collaborazione della squadra mobile di Roma e di altre Questure d’Italia, sono durate circa 3 anni ed hanno consentito di disvelare l’esistenza - questo il quadro accusatorio - di un sodalizio criminale, ben strutturato, capeggiato da un 74enne e composto da almeno 14 persone, operante nel settore dell’intermediazione di manodopera straniera di cui favoriva l’ingresso e la permanenza irregolare in Italia, allo scopo di destinarla a lavori come colf o badante oppure come braccianti agricoli e operai, anche in condizioni di sfruttamento.

Questo mercato illecito, hanno ricostruito gli investigatori, veniva alimentato da un’opera di reclutamento in Moldavia, tramite siti internet e contatti telefonici, cui seguiva un lungo viaggio in pullman fino all’arrivo a Roma, con il successivo trasporto degli stranieri presso gli uffici di un Caf cittadino, adibito a vera e propria base logistica dell’organizzazione criminale, dove i lavoratori venivano registrati a una fantomatica associazione umanitaria - previo versamento di 350 euro- e dove gli stessi trovavano anche un alloggio temporaneo, in attesa di essere collocati presso i datori di lavoro in varie regioni italiane (Campania, Sicilia, Lazio, Calabria, Lombardia). Una volta avviati al lavoro, gli stessi fruivano della copertura della presunta associazione criminale per la permanenza illegale sul territorio nazionale.

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