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Covid: ragazza positiva con miocardite in gravi condizioni a Torino. I medici: ecco perché vaccinarsi

Una ragazza positiva al Covid-19 ricoverata nel reparto di Rianimazione del Parini sabato, per sintomi correlabili a una miocardite in pazienti Covid positivi, è stata trasferita in condizioni molto gravi all’ospedale San Giovanni Bosco di Torino. La ragazza non è vaccinata. «Il rischio di miocarditi e pericarditi legate al Covid è 40 volte superiore al rischio di queste patologie legate alle vaccinazioni», spiega il coordinatore dell’emergenza sanitaria Luca Montagnani.

Miocarditi molto lievi per i vaccinati e si curano con banali farmaci

"Per le miocarditi associate alla vaccinazione - prosegue - il rischio è minimo, sono molto lievi e in pazienti generalmente adolescenti, si curano con banali farmaci. Senza vaccino invece, con una miocardite e il Covid si rischia di finire in Rianimazione e in condizioni molto gravi». Ora, è «vaccinazioni e terze dosi sono basilari, con assoluta certezza posso dire che i non vaccinati hanno manifestazioni della malattia molto più gravi», aggiunge Montagnani.

La miocardite effetto collaterale delle infezioni virali

La vaccinazione può comportare un piccolo rischio di miocardite e pericardite. Ma, secondo gli esperti, la possibilità di sviluppare una miocardite in seguito a vaccinazione per Covid-19 è estremamente più bassa rispetto al rischio di svilupparla se si contrae l’infezione. Dati dal Centers for Disease Control and Prevention (CDC) americano hanno confrontato l’incidenza di miocardite negli anni e in particolare le differenze tra 2019-2020 e 2021. Dalle analisi è emerso che nel 2020, rispetto all’anno pre-pandemia, i casi di miocardite sono aumentati del 42 per cento: nei pazienti ricoverati per Covid-19 il rischio era dello 0,146 per cento, mentre in quelli ricoverati ma non positivi a Sars-Cov-2 era dello 0,009 per cento. La miocardite è infatti un effetto collaterale delle infezioni virali.
Un lavoro pubblicato sul New England Journal of Medicine ha mostrato che il rischio di svilupparla è decisamente inferiore nei vaccinati rispetto ai non vaccinati: il rischio di miocardite da infezione è quasi quattro volte maggiore al rischio associato al vaccino. Inoltre, sarà possibile effettuare la somministrazione concomitante del vaccino antiCovid e un altro vaccino del Piano Nazionale di Prevenzione Vaccinale, con l’eccezione dei vaccini vivi attenuati, per i quali può essere considerata valida una distanza minima precauzionale di 14 giorni prima o dopo la somministrazione del vaccino anti SARS-CoV-2.

 Palù:  il Covid e' diventato una malattia pediatrica

«Lo affermo esplicitamente. Il Covid 19 è diventata una malattia pediatrica, tra le prime cause di morte a questa età. Mentre nessuna giovane vita è stata interrotta a causa del vaccino anti Covid": a sostenerlo è il virologo del Cts e presidente del cda dell’Aifa, Giorgio Palù, in un’intervista al Corriere della Sera.
«Il Cdc americano, la massima autorità per il controllo delle malattie infettive, ha già raccomandato l’uso di questo vaccino, prodotto da Pfizer», ha ricordato Palù a propositi della vaccinazione della fascia 5-11 anni, «gli studi presentati dall’azienda per avere l’autorizzazione al commercio, arrivata in Usa il 29 ottobre scorso, hanno coinvolto 2.400 bambini. L’efficacia si è rivelata del 90,7% nel prevenire la malattia sintomatica, non si sono visti effetti avversi di rilievo».
Quanto agli effetti collaterali manifestatisi in alcuni adolescenti che si sono vaccinati, per Palù «i problemi di miocardite, l’infiammazione al cuore che si è manifestata in ragazzi più grandi, in questa fascia d’età sono stati rarissimi e mai seri». «Mentre invece è maggiore il rischio di prendere il Covid e sviluppare una sindrome infiammatoria, la Mis-C, che è grave e colpisce molti organi», ha osservato. Per il professore «i benefici sono diretti e indiretti. Nel 2020, sempre secondo il Cdc, il 3% dei piccoli hanno avuto l’infezione, oggi siamo al 25% perchè circola la variante Delta, molto più contagiosa. Su migliaia di ricoveri pediatrici in ospedale, un terzo hanno riguardato bimbi sani che in parte hanno avuto bisogno di cure in terapia intensiva».

 

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