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La morte di Emanuele Scieri: tre assoluzioni e due rinvii a giudizio

Emanuele Scieri

Oltre 20 anni di misteri, un conflitto tra due Procure (quella ordinaria di Pisa e quella militare di Roma, poi risolto dalla Corte di Cassazione), una commissione d’inchiesta parlamentare, una vittima: Emanuele Scieri, 26 anni, originario di Noto, in provincia di Siracusa, paracadutista della Folgore morto nella caserma Gamerra di Pisa il 13 agosto 1999. Oggi è arrivata la sentenza del tribunale di Pisa, che ha stabilito tre assoluzioni e due rinvii a giudizio. Il gup del Tribunale, Pietro Murano, ha disposto questa mattina il non luogo a procedere per il sottufficiale dell’esercito, Andrea Antico, accusato di omicidio volontario aggravato, per non avere commesso il fatto, e per gli ex ufficiali della Folgore, Enrico Celentano e Salvatore Romondia, perchè il fatto non sussiste. Rinviati invece a giudizio i due ex caporali Alessandro Panella e Luigi Zabara che hanno scelto il rito ordinario.

Il processo inizierà ad aprile 2022

«Aspettiamo di leggere con attenzione e interesse le motivazioni di questa sentenza e alla fine valuteremo se e come procedere con il ricorso» ha commentato al termine della sentenza il procuratore capo della procura di Pisa, Alessandro Crini.
La Procura di Pisa aveva chiesto il rinvio a giudizio per Panella e Zabara, e le condanne degli imputati che avevano scelto il rito abbreviato. «Abbiamo investito tempo e risorse in questo processo - ha aggiunto Crini - e pur mantenendo il massimo rispetto nella funzione del giudice vogliamo capire quali sono state le argomentazioni che lo hanno portato ad arrivare a conclusioni diverse dalle nostre. Solo dopo averle lette decideremo come muoverci. Abbiamo sentito centinaia di testi e riesumato anche la salma di Emanuele Scieri e siamo convinti che questa sia solo una tappa di questa vicenda molto complessa e per la quale si arriva a un giudizio 22 anni dopo i fatti».

La famiglia: continueremo a batterci per scrivere la verità

E’ amareggiata la famiglia. «Siamo delusi della sentenza di oggi, anche se continueremo a batterci per scrivere la verità sulla morte di Emanuele», afferma Francesco Scieri, fratello di Emanuele. «Il pronunciamento del gup - ha spiegato - sembra smontare anche le conclusioni della commissione parlamentare sul ruolo del presunto favoreggiamento dei due ufficiali. Resto convinto che loro, in questa vicenda, un ruolo lo abbiano avuto e anzi è inimmaginabile il contrario».
"Ciò che fa più male, però - ha aggiunto Francesco Scieri - è che i tre imputati per un fatto così grave possano farla franca».

Sulla sentenza di questa mattina si è espresso anche Carlo Garozzo, presidente dell’associazione "Verità e Giustizia per Lele": «Ci lascia l’amaro in bocca, ma siamo abituati agli schiaffi e le nostre guance sono rosse da anni per i colpi presi». «Però - ha aggiunto - oggi un tribunale finalmente suggella almeno un fatto incontrovertibile: Emanuele non era un folle suicida, ma qualcuno lo ha ammazzato e ora un processo accerterà questa verità che per troppi anni hanno provato a negarci». «Speravamo che potesse rispondere della sua morte - ha concluso - anche tutta la catena di comando, ma per ora così non è. Noi continueremo a batterci per dare giustizia a Lele».

Un mistero issisolto dopo 20 anni

Emanuele fu trovato morto 22 anni fa ai piedi di una torre per l’asciugamento dei paracadute dentro la Caserma Gamerra di Pisa, dove era arrivato il 13 agosto per iniziare il servizio militare come allievo della Folgore. Solo l’autopsia chiarirà che la sua morte avvenne in realtà la sera stessa in cui era entrato in Caserma. Nè i suoi familiari, nè gli amici, fondatori dell’associazione 'Giustizia per Lelè, hanno mai creduto all’ipotesi suicidio tanto che dopo anni di raccolta di indizi, prove, testimonianze e l’istituzione di una commissione parlamentare d’inchiesta nel 2016, il caso fu riaperto nel 2018 con una nuova ipotesi, omicidio. Ci furono anche nuove indagini condotte dalla Procura di Pisa che portarono, nel 2019, alla riesumazione del corpo dal cimitero di Noto per nuovi esami autoptici.
Quanto alla commissione parlamentare, la stessa ha accertato atti di nonnismo a bordo del pullman che conduceva i militari da Firenze a Pisa e vi sono sospetti che la sua morte sia conseguente a un ulteriore atto di nonnismo subìto in caserma. La sera del 13 agosto, il giovane non rispose al contrappello delle 23.45 ma nessuno lo andò a cercare sebbene un suo commilitone avesse riferito di averlo visto allontanarsi per fare una telefonata proprio vicino alla torre ai piedi della quale il parà fu poi trovato morto.

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