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Covid, in una settimana +25% contagi. Cresce la pressione su ospedali

Allarme posti letto in Valle d’Aosta, Lombardia vicina a giallo

I casi di Covid-19 in Italia continuano a salire al ritmo del 25% alla settimana e la pressione sugli ospedali si fa sentire in modo più importante sia sui reparti ordinari sia sulle terapie intensive. Al momento la situazione più critica si rileva in Valle d’Aosta, dove l'Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas) rileva un segnale di allarme nell’aumento dei ricoveri che hanno raggiunto il 30% dei posti letto ordinari nell’arco di pochi giorni. Mentre in Friuli Venezia Giulia si vedono i primi segnali di un miglioramento, i valori della Lombardia relativi a incidenza e ricoveri si stanno avvicinando alle soglie che segnano l’ingresso nella zona gialla, come indicano le analisi del matematico Giovanni Sebastiani, dell’Istituto per le Applicazioni del Calcolo "M. Picone", del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr).

I dati del ministero della Salute indicano che in 24 ore i nuovi casi positivi sono aumentati da 15.085 a 16.806. Sono stati individuati per mezzo di 679.462 tamponi, contro i 573.775 del giorno prima, con un tasso di positività è al 2,47%, sostanzialmente stabile rispetto al 2,6% del giorno precedente. Calcolando invece il rapporto fra il totale dei casi e i soli tamponi molecolari, il tasso di positività risulta del 7,6% secondo il sito CovidTrends. I ricoveri continuano a mostrare una tendenza all’aumento. I pazienti attualmente nelle terapie intensive sono 698, 12 in più in un giorno nel saldo fra entrate e uscite; gli ingressi giornalieri sono stati 55. Nei reparti ordinari i ricoverati con sintomi sono 5.298, 50 in più rispetto al giorno precedente. I decessi sono stati 72, dopo l’impennata dei decessi con 103 del primo dicembre.

La situazione delle regioni

Guardando alle regioni, Veneto e Lombardia hanno registrato l'incremento giornaliero maggiore, rispettivamente con 2.873 e 2.620; quattro regioni superano i mille casi: sono Lazio (1.810), Emilia Romagna (1.464), Campania (1.271), Piemonte (1.204). Al momento la crescita continua a salire, considerando che l'indice di contagio è ancora stabilmente superiore a 1. «Se riusciamo a invertire l’andamento in crescita dell’Rt e dei nuovi casi, se riusciamo a fare questo credo che che potremo trascorrere un Natale in serenità», ha detto il presidente dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss), Silvio Brusaferro.

"L'obiettivo delle misure e della prudenza che ognuno di noi deve avere - ha aggiunto - è di riportare l’Rt sotto 1 perché sappiamo che sotto questo valore l’epidemia decresce e il pure il numero dei casi». Per quanto riguarda la situazione nelle regioni, Sebastiani rileva che «la più grave è ancora nelle regioni di confine, in particolare quelle a Nord Est, e le cinque regioni/province autonome con incidenza maggiore sono Bolzano, Friuli Venezia Giulia, Veneto, Valle D’Aosta e Trento. L’onda epidemica, dopo Emilia Romagna e Marche, ha raggiunto anche Lombardia, Lazio e Liguria».

In Lombardia, prosegue il matematico, «la crescita lineare della curva dell’incidenza dei positivi fa prevedere che nei prossimi 7-10 giorni continuerà la crescita lineare dell’occupazione nei reparti ordinari (al momento il livello è pari a circa 13.5%) e nelle terapie intensive (circa 7%)» e «con i tassi di crescita medi correnti, tra 7-10 giorni nella regione si dovrebbero oltrepassare entrambe le soglie (15% e 10% rispettivamente). Con i trend attuali, si prevede quindi che la Lombardia dovrebbe avere i numeri da zona gialla tra 7-10 giorni». La fondazione Gimbe rileva in tutte le regioni un incremento dei casi, dal 3,2% di Abruzzo e Umbria al 39% delle Marche, e indica che in 32 province l’incidenza è di 150 casi ogni 100.000 abitanti. I dati indicano inoltre un aumento dei casi pari al 25% nella settimana fra il 24 e il 30 novembre, confermando un andamento che osserva da oltre un mese. «Da sei settimane consecutive continuano ad aumentare i nuovi casi settimanali con una media giornaliera più che quintuplicata: da 2.456 il 15 ottobre a 12.345 il 30 novembre», osserva il presidente della fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta. Di pari passo i dati Gimbe indicano un aumento della pressione sugli ospedali, sia nelle terapie intensive (22%).

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