Il virus continua a correre. In attesa della pubblicazione in Gazzetta ufficiale del decreto con le nuove restrizioni, l’Italia fa segnare il nuovo record assoluto di casi dall’inizio della pandemia: 50.599 nelle ultime 24 ore, con 141 vittime e i ricoveri in aumento sia nelle terapie intensive che nei reparti ordinari. Il monitoraggio settimanale della cabina di regia conferma la crescita della curva: da 9 settimane c'è un aumento «rapido e generalizzato dei casi», con l’incidenza a livello nazionale che è a 351 casi ogni 100mila abitanti (con i valori più alti nella fascia 0-9 anni e 10-19 anni) e l’Rt che, seppur stabile rispetto alla settimana scorsa, si assesta ad 1,13 ed è comunque sopra la soglia epidemica.
Tamponi e terapie intensive
Sono 929.775 i tamponi molecolari e antigenici per il coronavirus effettuati nelle ultime 24 ore in Italia, record dall’inizio della pandemia, secondo i dati del ministero della Salute. Ieri erano stati 901.450. Il tasso di positività è al 5,4%, in aumento rispetto al 4,9% di ieri. Sono 1.038 (ieri erano 1.023) i pazienti in terapia intensiva in Italia, 15 in più di ieri nel saldo tra entrate e uscite. Gli ingressi giornalieri sono 102. I ricoverati con sintomi nei reparti ordinari sono 8.812 (ieri erano 8.722), ovvero 90 in più.
Forte incremento dei contagi
«Sono un segnale forte di incremento della circolazione del virus» ribadisce il presidente dell’Istituto superiore di Sanità Silvio Brusaferro. In crescita anche le ospedalizzazioni: il tasso di occupazione in terapia intensiva è al 10,7% contro il 9,6% del 13 dicembre e quello dei posti letto nei reparti ordinari sale al 13,9% contro il 12,1% dell’ultima rilevazione. «Data la circolazione della variante Omicron molto trasmissibile - è l’invito del direttore della prevenzione del ministero della Salute Gianni Rezza - bisogna mantenere tutte le misure di precauzione individuale soprattutto in questo periodo festivo ed accelerare il richiamo». L’aumento fuori controllo dei casi si rifletterà anche sui colori delle Regioni: dopo Friuli Venezia Giulia, Veneto, Liguria, Marche, Calabria, provincia di Bolzano e provincia di Trento, che passeranno il Natale e l’ultimo dell’anno in giallo, il nuovo anno inizierà probabilmente con un cambio di colore per Piemonte - che ha già tutti i parametri per quella fascia - Emilia Romagna, Lazio e Lombardia, che hanno ancora sotto la soglia del 15% i ricoveri nei reparti ordinari, e la Sicilia, che ha invece l'occupazione delle terapie intensive di poco sotto il 10%.
I vaccini
Per cercare di contenere la corsa del virus, l’arma migliore resta il vaccino. Per questo il ministero della Salute ha emanato una nuova circolare per accelerare sulle somministrazioni: si prevede l’anticipo del booster da 5 a 4 mesi, «alla luce delle attuali evidenze sull'impatto epidemiologico correlato alla maggiore diffusione della variante Omicron», e la possibilità di fare la terza dose anche per i 16-17enni.
A partire dal 27 dicembre, dunque, potrà essere somministrato il booster sia ai ragazzi di 16 e 17 anni sia a quelli con elevata fragilità tra i 12 e i 15 anni. Una decisione che arriva dopo il parere della commissione tecnica dell’Aifa e che anticipa l’Ema, che non si è ancora pronunciata su questo punto. «Al momento per queste categorie sarà possibile utilizzare solo il vaccino Pfizer, secondo le tempistiche e le modalità già raccomandate» dice il Commissario per l’emergenza Francesco Figliuolo che sta anche mettendo in piedi tutta la macchina organizzativa per anticipare a 4 mesi il booster «dando la priorità alle persone anziani e fragili».
I no vax
Ma in una nota allegata alla circolare e firmata dal direttore dell’Aifa Nicola Magrini, dal presidente del Consiglio superiore di sanità Franco Locatelli e dallo stesso Brusaferro si ricorda anche come oltre al booster sia una «assoluta priorità» quella di «mettere in massima protezione con tempestività tutti coloro che non hanno ancora iniziato il ciclo vaccinale primario». Che, in base all’ultimo report del governo aggiornato alla vigilia di Natale, sono 5,6 milioni. In termini assoluti, il numero più alto di no vax è tra i 40-49 anni (1.221.454) e tra i 50-59 anni (1.038.570); in termini percentuali è invece tra i 12-19enni: il 18,47%, che corrisponde a 854.716 persone su una platea di 4.627.514.
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