Sabato 21 Settembre 2024

Bassetti: "Isolamento solamente per i positivi, non per i contatti"

Matteo Bassetti

«Stiamo correndo dietro al virus, rischiamo di farci fregare un’altra volta dice in un’intervista al Corriere della Sera Matteo Bassetti, direttore della clinica di Malattie infettive all’Ospedale San Martino di Genova La quarantena andrebbe riservata solo ai positivi, non ha senso chiudere in casa anche i familiari e i contatti stretti, se sono in salute. Per non parlare dell’isteria da tamponi: i vaccinati dovrebbero farselo solo se hanno sintomi. Peraltro ricordiamo ancora una volta che il tampone dà una falsa sicurezza, perchè è l’istantanea di un attimo e può dare falsi negativi». Ma il suo scenario è questo: 100 mila nuovi contagi al giorno, decine di persone isolate in quanto «contatti». Milioni di italiani chiusi in casa, in quarantena o domicilio preventivo e Paese bloccato almeno fino a fine gennaio 2022. Poi sottolinea: «Il Natale 2021 è completamente diverso dal Natale 2020 spiega : non possiamo continuare a mettere in atto le stesse misure di un anno fa, quando nessuno era vaccinato». E Bassetti analizza anche: «Pensiamo all’influenza: chi è malato sta a casa, ma i suoi familiari, se asintomatici, conducono una vita normale. Dovremmo cominciare a ragionare in questi termini. Idem per i colori delle Regioni: è giusto mantenerli, ma forse le misure restrittive andrebbero limitate a zone più piccole, come le province. Inoltre nel computo dei ricoveri dovrebbero entrare solo i soggetti con insufficienza respiratoria e segni radiologici di polmonite da Sars-CoV-2, non i casi lievi o chi è in ospedale per altre patologie ma risulta positivo». Resta poi il problema degli adulti che non vogliono vaccinarsi, i quali per Bassetti «scelgono di rischiare sulla propria pelle, mentre fra chi ha ricevuto le tre dosi solo il 5-6% può contrarre la malattia. Un Servizio sanitario non intasato può curarli al meglio». Due gli scenari: «Accettare di vivere in un Paese con milioni di persone non vaccinate oppure introdurre l’obbligo, per esempio dai 40 anni in su», conclude l’infettivologo.

Figliuolo: il vaccino è l’unico sistema per proteggerci dal virus

«Siamo pronti a vaccinare tutti i cittadini che lo vorranno e ad avviare lo screening nelle scuole. Ora più che mai dobbiamo ricordarci che il vaccino è l’unico sistema per proteggerci dal virus e dalle sue varianti». Il piano del generale Francesco Paolo Figliuolo è chiaro e anche già operativo, dinanzi all’impennata della curva epidemiologica registrata nell’ultima settimana. Quindi, dice in un’intervista al Corriere della Sera, è necessario fare più in fretta possibile per «aumentare il numero di persone vaccinate e che hanno ricevuto il booster», obiettivo che «ci aiuterà a consolidare la barriera costruita finora con oltre 108 milioni di somministrazioni dall’inizio della campagna vaccinale. Si tratta di decisioni prese a ragion veduta e coerenti con le disponibilità di dosi. Con l’apertura a quattro mesi, dal prossimo 10 gennaio, considerando le dosi attualmente disponibili e quelle che saranno distribuite nel prossimo mese, si potrà soddisfare la platea di potenziali ricettori». Le tappe: vaccinazioni e screening nelle scuole. Per queste seconde, spiega Figliuolo, «ogni Regione metterà a punto un dispositivo e grazie alla grande disponibilità del ministro alla Difesa Guerini avremo il supporto dei team e dei laboratori militari. Prima della pausa natalizia, il personale militare ha effettuato oltre 18 mila tamponi in 470 istituti scolastici. La Difesa, che è prontamente scesa in campo sin dall’inizio della pandemia, sta attualmente impiegando a sostegno delle Regioni una parte importante delle proprie risorse di personale e di strutture specializzate, che operano in un ampio spettro di attività. Lo screening è una di queste». Ma il generale-commissario garantisce che «è in corso una campagna senza precedenti che in questo momento viaggia a un ritmo elevato, paragonabile a quello della scorsa primavera, quando il programma cambiò passo facendo registrare più di 500 mila somministrazioni al giorno» anche se «il livello ideale è quello che ottimizza le risorse di personale vaccinatore e vaccini, bilanciando le attività dei punti di somministrazione in modo efficiente. Secondo l’ultimo report settimanale della Struttura, pubblicato venerdì, siamo a oltre 523 mila dosi giornaliere, con trend a salire», conclude Figliuolo.

Abrignani: ingoistificabili le paranoie dei no vax

«Il virus non ci lascia il tempo per convincere i non vaccinati, sta correndo velocissimo», dice in un’intervista al Corriere della Sera Sergio Abrignani, l’immunologo dell’Università Statale di Milano, secondo cui «il virus non fa distinzioni tra ideologia ed esitazione. Io posso comprendere chi ha dubbi mentre non giustifico chi in una situazione tanto critica per il Paese, dopo due anni di pandemia, nutre certezze paranoidi: chi dice che il vaccino modifica il Dna e rende sterili, chi blatera su un complotto mondiale di big pharma per il controllo dei popoli, chi sostiene che le bare di Bergamo erano vuote». E si chiede: «E' accettabile che 9 italiani su 10 debbano pagare per il comportamento di pochi? Per non parlare dei danni economici che si abbattono su alcune categorie quando le Regioni cambiano colore. L’obbligo vaccinale è un provvedimento duro? Il Covid è durissimo». E calcola: «Oggi più del 80% dei letti sono per i non vaccinati. E non è giusto. Se le Regioni dal giallo passeranno all’arancione, e speriamo non al rosso, la responsabilità sarà in gran parte di chi ha rifiutato la profilassi anti Covid. Infatti i dati dell’Istituto superiore di sanità ci dicono che una persona non immunizzata di 80 anni ha un rischio 85 volte più alto di finire in terapia intensiva rispetto a un vaccinato. Il rischio è 13 volte più alto tra 60 e 79 anni e 6 volte maggiore tra 40 e 59. Vogliamo ancora parlare di persuasione?», si chiede Abrignani secondo il quale «se fossimo tutti vaccinati i letti intensivi occupati sarebbero il 20-25% degli attuali, quindi tutta l’Italia sarebbe bianca. Sui 3 milioni circa di over 50 non vaccinati, 1,4 milioni sono over 60, l’8% circa della popolazione totale di questa età. Una minoranza che però riempie le rianimazioni e condiziona la vita del 92% che adempie al dovere», conclude l’immunologo.

Capobianchi: assurdo temere i vaccini invece di provare terrore per l’infezione

"La corsa purtroppo non è finita, il virus cambia, continua a riprodursi, ecco perchè non capisco proprio quelli che ancora oggi si ostinano a non vaccinarsi», riflette in un’intervista al Corriere della Sera Maria Rosaria Capobianchi, direttrice oggi in pensione del laboratorio di Virologia dell’ospedale Lazzaro Spallanzani di Roma. E si dice «addolorata» quando sente «certi discorsi complottisti, il vaccino che minerebbe la libertà degli individui. Ma andiamo! E allora vaiolo, poliomielite, pneumococco, quando mai saremmo riusciti ad arginarli? Perciò non giustifico neppure quei no Vax che rifiutano la dose per paura. Temono i vaccini invece di provare terrore per l’infezione», esclama l’ex analista del laboratorio Spallanzani per la quale «adesso che grazie ai vaccini abbiamo guadagnato un pò di calma, si può lavorare per trovare una risposta efficace non tanto contro una singola variante ma contro tutti i coronavirus. Le tecnologie ci sono».  

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