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Raffaele Casale, saranno riaperte a Trani le indagini sulla morte del giovane chef

Saranno riaperte per la seconda volta a Trani le indagini sulla morte dello chef Raffaele Casale, venuto a mancare all'alba del 16 agosto 2017, all'età di 29 anni, in un incidente stradale in via Martiri di Palermo.

Raffaele Casale

Saranno riaperte per la seconda volta a Trani le indagini sulla morte dello chef Raffaele Casale, venuto a mancare all'alba del 16 agosto 2017, all'età di 29 anni, in un incidente stradale in via Martiri di Palermo.

La stava percorrendo a bordo della sua moto e ritornava con amici, tutti in auto, verso Trani per un caffè dopo che aveva terminato il suo lavoro al ristorante ed era stato in una villa per un bagno notturno: per cause evidentemente ancora da accertare, Casale perso il controllo del mezzo che conduceva finendo fuori strada e morendo praticamente sul colpo.
La Procura della Repubblica aveva inizialmente proceduto contro ignoti. Poi la famiglia, costituita come parte offesa nel procedimento, chiese e ottenne la riapertura del fascicolo con l'iscrizione nel registro degli indagati di una donna. Ciononostante il Pm aveva chiesto al Gip l'archiviazione del procedimento, ritenendo che la morte di Casale fosse ascrivibile esclusivamente ad una imprudenza del centauro.

Ma la famiglia, e segnatamente il papà Felice, ha continuato a battersi per fare dimostrare il contrario: Raffaele Casale in quella curva avrebbe perso la vita a causa delle insidie del fondo stradale, della presenza del cordolo di una pista ciclabile, delle folte chiome dei pini che oscurano i riflettori della pubblica illuminazione e rendono la strada buia, e probabilmente anche del comportamento imprudente di qualcuno che potrebbe averlo sorpassato in maniera azzardata.

Il papà del giovane, inoltre, ha sempre ipotizzato la presunta reticenza di chi, del gruppo di amici che lo seguiva, pur avendo probabilmente visto non ha mai parlato tanto quanto avrebbe potuto.

L'udienza camerale si era tenuta lo scorso 14 dicembre e, in quella occasione, i legali della famiglia Casale avevano depositato una memoria fondata su una perizia di parte, giunta a conclusioni diverse rispetto a quella del consulente tecnico d'ufficio.

Alla luce di questo scenario il Gip, Lucia Anna Altamura, ha rigettato la richiesta di archiviazione e disposto, fra le altre cose, ulteriori accertamenti sull'auto dell'indagata e sulla moto della vittima.

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